sabato 24 settembre 2016

Il pensiero di don Pietro - domenica 25 settembre 2016

IL CAPOVOLGIMENTO (Lc. 16,19-31)
Capita spesso di vedere persone che tentano la fortuna, affrontando anche il rischio di perdere pure quel poco che hanno. Ma nel loro intimo c’è la speranza che quel tentativo possa portare ad un capovolgimento della loro vita, come se tutto dovesse dipendere dalla ricchezza. Oggi il Vangelo mette ancora una volta a confronto povertà e ricchezza lasciandoci alcuni interessanti insegnamenti. Con la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, Gesù ci dice che povertà e ricchezza non sono il frutto di un caso cieco o di fatalità: di inettitudine la povertà e di intelligenza la ricchezza. Povertà e ricchezza devono essere poste al vaglio della giustizia tra gli uomini, per accorgersi che la povertà spesso e volentieri è il frutto di un atteggiamento egoistico e idolatrico nei confronti dei beni terrestri. L’insegnamento è che i beni materiali non devono mai diventare il fine della vita, ma sempre e solo un mezzo di condivisione. C’è un altro insegnamento, quello che riguarda l’importanza attribuita alla persona. Mentre oggi è molto diffusa l’idea che sia la ricchezza a dare importanza alla persona, Gesù ribalta questa idea a favore del povero. Lo si capisce bene per il fatto che Gesù non dà un nome al ricco, ma lo definisce genericamente come “un uomo”, al povero invece dà un nome preciso “Un povero, di nome Lazzaro”. Ora, sappiamo che al tempo di Gesù il nome non era una formalità, ma indicava la personalità e l’identità della persona. Per di più il nome non è scelto a caso, ma con un senso preciso, Lazzaro infatti è il migliore amico di Gesù e significa “Dio ha aiutato”. Da qui si deduce che per Gesù, di fronte a Dio, sono molto più importanti i poveri dei ricchi. Infine, arriva la stoccata decisiva, il ribaltamento inatteso, il capovolgimento definitivo di condizione: “…ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti”. In vita sappiamo che dobbiamo praticare la giustizia nella gestione dei beni terreni, ma sarà la morte a rovesciare la prospettiva: la morte compirà ogni giustizia. C’è un’unica possibilità per evitare il verdetto del supplizio eterno, quello dal quale non si torna indietro: condividere con i fratelli le nostre ricchezze, sia materiali che spirituali. E l’ascolto umile e fedele della Parola di Dio rimane la via maestra: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro”.       

                                                                                                       don Pietro

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