Una notte di tempesta
e di paura sul lago, e Gesù dorme. Anche il nostro mondo è in piena tempesta,
geme di dolore con le vene aperte, e Dio sembra dormire. Nessuna esistenza
sfugge all'assurdo e alla sofferenza, e Dio non parla, rimane muto. È nella
notte che nascono le grandi domande: Non ti importa niente di noi? Perché
dormi? Destati e vieni in aiuto! I Salmi traboccano di questo grido, riempie la
bocca di Giobbe, lo ripetono profeti e apostoli. Poche cose sono bibliche come
questo grido a contestare il silenzio di Dio, poche esperienze sono umane come
questa paura di morire o di vivere nell'abbandono. Perché avete così tanta
paura? Dio non è altrove e non dorme. È già qui, sta nelle braccia degli
uomini, forti sui remi; sta nella presa sicura del timoniere; è nelle mani che
svuotano l'acqua che allaga la barca; negli occhi che scrutano la riva,
nell'ansia che anticipa la luce dell'aurora. Dio è presente, ma a modo suo;
vuole salvarmi, ma lo fa' chiedendomi di mettere in campo tutte le mie
capacità, tutta la forza del cuore e dell'intelligenza. Non interviene al posto
mio, ma insieme a me; non mi esenta dalla traversata, ma mi accompagna
nell'oscurità. Non mi custodisce dalla paura, ma nella paura. Così come non ha
salvato Gesù dalla croce, ma nella croce. L'intera nostra esistenza può essere
descritta come una traversata pericolosa, un passare all'altra riva, quella
della vita adulta, responsabile, buona. Una traversata è iniziare un
matrimonio; una traversata è il futuro che si apre davanti al bambino; una
traversata burrascosa è tentare di ricomporre lacerazioni, ritrovare persone,
vincere paure, accogliere poveri e stranieri. C'è tanta paura lungo la
traversata, paura anche legittima. Ma le barche non sono state costruite per
restare ormeggiate al sicuro nei porti. Vorrei che il Signore gridasse subito
all'uragano: Taci; e alle onde: Calmatevi; e alla mia angoscia ripetesse: è finita.
Vorrei essere esentato dalla lotta, invece Dio risponde chiamandomi alla
perseveranza, moltiplicandomi le energie; la sua risposta è tanta forza quanta
ne serve per il primo colpo di remo. E ad ogni colpo lui la rinnoverà. Non ti
importa che moriamo? La risposta, senza parole, è raccontata dai gesti: Mi
importa di te, mi importa la tua vita, tu sei importante. Mi importano i
passeri del cielo e tu vali più di molti passeri, mi importano i gigli del
campo e tu sei più bello di loro. Tu mi importi al punto che ti ho contato i
capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore. E sono qui. A farmi
argine e confine alla tua paura. Sono qui nel riflesso più profondo delle tue
lacrime, come mano forte sulla tua, inizio d'approdo sicuro.
E.
Ronchi
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