I discepoli, uomini
pratici, suggeriscono: «Congeda la folla perché vadano a comprarsi da
mangiare». Se non li congeda Lui, loro non se ne andranno. Ma Gesù non li manda
via, non ha mai mandato via nessuno. Anzi dice ai discepoli: «Voi stessi date
loro da mangiare». Mi intenerisce questo Gesù che non vuole allontanare da sé
nessuno, che li vuole tutti intorno anche a mangiare. È una immagine femminile
di Dio, un Dio che nutre e alimenta ogni vita. Quante volte nel Vangelo lo si
vede intento a condividere il pasto con altri, e contento di questo, da Cana
all'ultima cena fino a Emmaus. Così tanto amava mangiare con gli altri, tenerli
vicini a sé, che ha fatto di questo mangiare insieme il simbolo di tutta la sua
vita: «quando me ne andrò e non potrò più riunirvi e darvi il pane, spezzarlo e
condividerlo insieme, voi potrete unirvi e mangiare me». Ci sono molti miracoli
in questo racconto. Il primo è quello della folla che, scesa ormai la notte in quel
luogo deserto, non se ne va e resta lì con Gesù, presa da qualcosa che lui solo
ha e nessun altro sa dare. Il secondo sono i cinque pani e i due pesci che
qualcuno mette nelle mani di Cristo, fidandosi, senza calcolare, senza
trattenere qualcosa per sé. È poco ma è tutto, è poco ma è tutta la sua cena, è
solo una goccia nel mare ma è quella goccia che può dare senso a tutta la sua
vita (Madre Teresa). Il terzo miracolo: quel poco pane, quei pochi pesci
bastano per tutti, bastano perché condivisi. Secondo una misteriosa regola
divina, quello che spartisci con gli altri si accresce: quando il pane da mio
diventa nostro, anziché diminuire si moltiplica. Il miracolo è che Dio ferma la
fame del mondo attraverso le nostre mani quando imparano a donare. L'aveva
detto: «Voi farete cose più grandi di me». Noi abbiamo la terra, tutta la terra
da sfamare, ed è possibile, a patto che diventi possibile la condivisione. E
infine: «Raccolsero gli avanzi in dodici ceste», una per ogni tribù di Israele,
una per ogni mese dell'anno. Tutti mangiano e ne rimane per tutti e per sempre.
E hanno valore anche le briciole, il poco che sei e che hai. Niente è troppo
piccolo per non servire alla comunione. Niente è troppo piccolo di ciò che fai
con tutto il cuore, perché ogni gesto 'totale', senza mezze misure, per quanto
minimo, ci avvicina all'assoluto di Dio. Che diritto hanno i cinquemila di
avere pane e pesce? L'unico loro diritto è la fame, l'unico titolo per ricevere
è la povertà. Davanti a Dio io non ho nessun merito da vantare se non la mia
povertà e la mia fame: la mia debolezza, diceva Paolo. E lui, il Dio che ama
nutrire, verrà a dare pane a chi ha fame e ad accendere fame di cose grandi in chi
è sazio di solo pane.
E.
Ronchi
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