LA FINE (Mc 13,24-32)
Oggi
non è facile parlare della “fine”, di
un futuro che non viene più percepito come determinante e decisivo per ognuno
di noi. Possiamo addirittura affermare che, nella mentalità odierna più
diffusa, il futuro non c’è più, sì, perché c’è solo il presente. Un noto
teologo statunitense ha affermato: “Ma
come faccio a parlare di ciò che riguarda il futuro, se la maggioranza delle
persone che mi ascoltano, quando appunto si sforzano di pensare al futuro,
arrivano al massimo alle ferie del prossimo anno?” E’ proprio così infatti.
Il tempo o meglio la percezione che i soggetti dell’Occidente avanzato hanno
del tempo ha subito una specie di compressione sul presente, un vero e proprio
appiattimento sulla dimensione del presente. L’allontanamento della morte quale
“questione ultima” che spinge a
prendere un orientamento al proprio vivere e la crisi economica e di valori
sempre più diffusa, portano non solo ad aver paura del futuro, ma semplicemente
ad ignorarlo. L’uomo contemporaneo è afferrato da un “vitalismo” che lo porta a vivere la sua stessa esistenza nella
logica di un consumo tale che, la vita stessa è da consumare, da spremere e
succhiare senza alcun pensiero di riferimento al passato, al presente e
soprattutto al futuro. In questo contesto i grandi temi della fine, del
giudizio, della realtà della morte, del paradiso, del purgatorio e
dell’inferno, non sono per niente facili da riproporre. Eppure oggi il Vangelo
ci “inchioda” su questi temi e ci
invita ad alcune considerazioni. La prima è che la fine personale e quella che
tocca ogni cosa che esiste ci sarà, per cui varrebbe la pena almeno pensarci.
Tuttavia il pensiero del credente non è oscuro né pessimista, perché la fine
coincide con un incontro, quello con il Signore della vita, nel quale si è
vissuta questa vita. Ora, se la fine coincide con questo meraviglioso incontro,
possiamo paradossalmente affermare che si tratta di un nuovo inizio. Se
crediamo nel Signore della vita, la fine non ci terrorizza né ci spaventa, ma
la affrontiamo con la massima fiducia e abbandono: “Egli manderà gli angeli e
radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino
all’estremità del cielo”. Oggi il tempo
viene talmente compresso sul presente da costringerci a non avere più
tempo da dedicare a noi stessi, alla cura e alla conoscenza della nostra
persona, alla coltivazione e all’ascolto di se stessi. Parlare e pensare alla
fine è in fondo un esercizio continuo di un interrogativo decisivo: chi sta vivendo la mia vita?
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento