PENSARE E AGIRE SECONDO DIO (Mc 8,27-35)
Gesù
comincia a rivelare ai suoi discepoli il suo destino, in modo che essi possano
conoscere la sua identità, dal momento che alcuni iniziavano a manifestare
dubbi e perplessità sul suo essere Figlio di Dio, vero Messia. Solo che la
rivelazione di Gesù non combacia con le loro aspettative umane. I discepoli
infatti, come del resto tanta gente, pensavano che egli avrebbe finalmente
risolto i problemi del loro popolo Israele, che era ancora sottomesso al duro e
dispotico dominio dei romani. Gesù si manifesta come un Messia “debole”, la cui via di salvezza non
passa attraverso un’opposizione di forza e potenza, ma mediante l’umiliazione
della croce: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani,
dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni,
risorgere”. Questa rivelazione “spiazza”
un po’ tutti i discepoli, al punto che lo stesso Pietro, pur riconoscendo la
divinità di Gesù: “Tu sei il Cristo”, cioè, il “Consacrato di Dio”, il “Mandato
dal Padre”, il “Messia del Signore”,
si mette subito a protestare rifiutando di credere a ciò che aveva appena
solennemente professato. Nessuna meraviglia, nessuna sorpresa! E’ ciò che
capita anche a ognuno di noi quando qualche avvenimento negativo venisse a
sconquassare i nostri progetti e i nostri piani. Anche noi ci lamentiamo
dicendo: “perché Dio non ha impedito
l’accaduto, o quanto meno l’ha permesso?” E, come nel caso di Pietro, anche
noi veniamo ripresi da Gesù: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non
pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Come è difficile accettare
la via che Gesù ha scelto per portarci alla salvezza! Ma a guardar bene il
realismo di Gesù è profondo: lui non ci salva dal di sopra né dal di fuori, ma
dal di dentro. Entrando nella nostra umanità ferita e umiliata dal peccato,
Gesù la porta alla salvezza, la risolleva portandola alla sua dignità
originaria, mediante l’umiliazione della sua morte in croce. Dobbiamo
riconoscere che c’è una logica stringente nel modo di procedere di Gesù, se
pure difficile da accettare. E’ la logica della fede, è la logica
dell’incarnazione, dell’amore e del dono di sé. E’ questa logica che porta il
cristiano a “rinnegare se stesso, prendere la sua croce e seguire Gesù”…fino a dare la vita: “chi
perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Il
realismo di Gesù è molto semplice: il fiore sta al frutto come la fede sta alla
buone opere, il seme che muore sta al germoglio come il dono totale di sé sta
alla vita eterna. Il martire infatti non sceglie la morte, ma il modo di vivere
di Gesù, quindi gli toccherà anche lo stesso destino, la vita eterna.
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