Maria e Giuseppe
portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Una giovanissima
coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due
tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino. Non fanno nemmeno in
tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna si contendono
il bambino. Sulle braccia dei due anziani, riempito di carezze e di sorrisi,
passa dall'uno all'altro il futuro del mondo: la vecchiaia del mondo che
accoglie fra le sue braccia l'eterna giovinezza di Dio. Il piccolo bambino è
accolto non dagli uomini delle istituzioni, ma da un anziano e un'anziana senza
ruolo ufficiale, però due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla
vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. Perché Gesù non appartiene
all'istituzione, ma all'umanità. L'incarnazione è Dio che tracima dovunque
nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di
tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, a quelli che
non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; a quelli che sanno vedere
oltre, come la profetessa Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un
neonato, perché sentono Dio come futuro» (M. Marcolini). Lo Spirito aveva
rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il
Messia. Sono parole che lo Spirito ha conservato nella Bibbia perché io, noi,
le conservassimo nel cuore: anche tu, come Simeone, non morirai senza aver
visto il Signore. È speranza. È parola di Dio. La tua vita non finirà senza
risposte, senza incontri, senza luce. Verrà anche per te il Signore, verrà come
aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò
senza aver visto l'offensiva di Dio, l'offensiva del bene, l'offensiva della
luce che è già in atto dovunque, l'offensiva del lievito. Poi Simeone canta: ho
visto la luce da te preparata per tutti. Ma quale luce emana da Gesù, da questo
piccolo figlio della terra che sa solo piangere e succhiare il latte e
sorridere agli abbracci? Simeone ha colto l'essenziale: la luce di Dio è Gesù,
luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata, amore in ogni amore. La
salvezza non è un’opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare
dall'uomo, è qui adesso, mescola la sua vita alle nostre vite e nulla mai ci
potrà più separare. Tornarono quindi alla loro casa. E il Bambino cresceva e la
grazia di Dio era su di lui. Tornarono alla santità, alla profezia e al
magistero della famiglia, che vengono prima di quelli del tempio. Alla famiglia
che è santa perché la vita e l'amore vi celebrano la loro festa, e ne fanno la
più viva fessura e feritoia dell'infinito.
E.
Ronchi
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