sabato 28 novembre 2020

Esegesi della Parola festiva - domenica 29 novembre 2020 - prima di Avvento

 Prima domenica di avvento: ricomincia il ciclo dell'anno liturgico come una
scossa, un bagliore di futuro dentro il giro lento dei giorni sempre uguali. A
ricordarci che la realtà non è solo questo che si vede, ma che il segreto della
nostra vita è oltre noi. Qualcosa si muove, qualcuno è in cammino e
tutt'intorno a noi «il cielo prepara oasi ai nomadi d'amore» (Ungaretti).
Intanto sulla terra tutto è in attesa, «anche il grano attende, anche la pietra
attende» (Turoldo), ma l'attesa non è mai egocentrica, non si attende la
beatitudine del singolo, ma cieli nuovi e terra nuova, Dio tutto in tutti, la
vita che fiorisce in tutte le sue forme.
Se tu squarciassi i cieli e discendessi! (Is 63,19). Attesa di Dio, di un Gesù
che è Dio caduto sulla terra come un bacio (B. Calati). Come una carezza
sulla terra e sul cuore. Il tempo che inizia ci insegna cosa spetta a noi fare:
andare incontro. Il Vangelo ci mostra come farlo: con due parole che aprono
e chiudono il brano, come due parentesi: fate attenzione e vegliate.
Un padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo
compito (Marco 13,34). Una costante di molte parabole, una storia che Gesù
racconta spesso, narrando di un Dio che mette il mondo nelle nostre
mani, che affida tutte le sue creature all'intelligenza fedele e alla tenerezza
combattiva dell'uomo. Dio si fa da parte, si fida dell'uomo, gli affida il mondo.
L'uomo, da parte sua, è investito di un'enorme responsabilità. Non possiamo
più delegare a Dio niente, perché Dio ha delegato tutto a noi.
Fate attenzione. L'attenzione, primo atteggiamento indispensabile per una
vita non superficiale, significa porsi in modo “sveglio” e al tempo stesso
“sognante” di fronte alla realtà. Noi calpestiamo tesori e non ce ne accorgiamo,
camminiamo su gioielli e non ce ne rendiamo conto. Vivere attenti:
attenti alla Parola e al grido dei poveri, attenti al mondo, nostro pianeta
barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l'acqua,
l'aria, le piante. Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di
realtà in cui mi muovo.
Vegliate, con gli occhi bene aperti. Il vegliare è come un guardare avanti,
uno scrutare la notte, uno spiare il lento emergere dell'alba, perché il presente
non basta a nessuno. Vegliate su tutto ciò che nasce, sui primi passi
della pace, sul respiro della luce, sui primi vagiti della vita e dei suoi germogli.
Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio: che non giunga l'atteso
trovandovi addormentati (Marco 13,36).
Rischio quotidiano è una vita dormiente, che non sa vedere l'esistenza come
una madre in attesa, gravida di Dio, incinta di luce e di futuro.

                                                                (E. Ronchi)

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