C'è, nella città, una
grande festa: si sposa il figlio del re, l'erede al trono, eppure nessuno
sembra interessato; nessuna almeno delle persone importanti, quelli che
possiedono terreni, buoi e botteghe. È la fotografia del fallimento del re. Che
però non si arrende al primo rifiuto, e rilancia l'invito. Come mai di nuovo
nessuno risponde e la festa promessa finisce nel sangue e nel fuoco? È la
storia di Gesù, di Israele, di Gerusalemme... Allora disse ai suoi servi:
andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle
nozze. Per la terza volta i servi ricevono il compito di uscire, chiesa in
uscita, a cercare per i crocicchi, dietro le siepi, nelle periferie, uomini e
donne di nessuna importanza, basta che abbiano fame di vita e di festa. Se i
cuori e le case si chiudono, il Signore, che non è mai a corto di sorprese,
apre incontri altrove. Neanche Dio può stare solo. L'ordine del re è illogico e
favoloso: tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze. Tutti, senza badare
a meriti, razza, moralità. L'invito potrebbe sembrare casuale, invece esprime
la precisa volontà di raggiungere tutti, nessuno escluso. Dai molti invitati
passa a tutti invitati, dalle persone importanti passa agli ultimi della fila:
fateli entrare tutti, cattivi e buoni. Addirittura prima i cattivi e poi i
buoni, senza mezze misure, senza bilancino, senza quote da distribuire... Il
Vangelo mostra che Lui non cerca uomini perfetti, non esige creature
immacolate, ma vuole uomini e donne incamminati, anche col fiatone, anche claudicanti,
ma in cammino. È così è il paradiso. Pieno di santi? No, pieno di peccatori
perdonati, di gente come noi. Di vite zoppicanti. Il re invita tutti, ma non a
fare qualcosa per lui, ma a lasciargli fare delle cose per loro: che lo lascino
essere Dio! Il re entrò nella sala... Noi pensiamo Dio lontano, separato, sul
suo trono di gloria, e invece è dentro la sala della vita, in questa sala del
mondo, è qui con noi, uno cui sta a cuore la gioia degli uomini, e se ne prende
cura; è qui, nei giorni delle danze e in quelli delle lacrime, insediato al
centro dell'esistenza, nel cuore della vita, non ai margini di essa. E si
accorge che un invitato non indossa l'abito delle nozze. Tutti si sono cambiati
d'abito, lui no; tutti anche i più poveri, non so come, l'hanno trovato, lui
no; lui è come se fosse rimasto ancora fuori dalla sala. È entrato, ma non
credeva a una festa. Non ha capito che si fa festa in cielo per ogni peccatore pentito,
per ogni figlio che torna, per ogni mendicante d'amore. Non crede che Dio
mostri il suo volto di padre nei racconti di un Rabbi che amava banchetti
aperti per tutti.
E.
Ronchi
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