La donna delle
briciole, una madre straniera, intelligente e indomita, che non si arrende ai
silenzi e alle risposte brusche di Gesù, è uno dei personaggi più simpatici del
Vangelo. E Gesù, uomo di incontri, esce trasformato dall'incontro con lei. Una
donna di un altro paese e di un'altra religione, in un certo senso “converte”
Gesù, gli fa cambiare mentalità, lo fa sconfinare oltre Israele, gli apre il
cuore alla fame e al dolore di tutti i bambini, che siano d'Israele, di Tiro e
Sidone, figli di Raqqa o dei barconi, poco importa: la fame è uguale, il dolore
è lo stesso, identico l'amore delle madri. No, dice la donna a Gesù, tu non sei
venuto solo per quelli di Israele, ma anche per me, tu sei Pastore di tutto il
dolore del mondo. Anche i discepoli sono coinvolti nell'assedio tenace della
donna: Rispondile, così ci lascia in pace. Ma la posizione di Gesù è molto
netta e brusca: io sono stato mandato solo per quelli della mia nazione, quelli
della mia religione e della mia cultura. La donna però non si arrende: aiuta me
e mia figlia! Gesù replica con una parola ancora più ruvida: Non si toglie il
pane ai figli per gettarlo ai cani. I pagani, dai giudei, erano chiamati “cani”
e disprezzati come tali. E qui arriva la risposta geniale della donna: è vero, Signore,
eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro
padroni. È la svolta del racconto. Questa immagine illumina Gesù. Nel regno di
Dio, non ci sono figli e no, uomini e cani. Ma solo fame e figli da saziare, e
figli sono anche quelli che pregano un altro Dio. Donna, grande è la tua fede!
Lei che non va al tempio, che non conosce la Bibbia, che prega altri dei, per
Gesù è donna di grande fede. La sua grande fede sta nel credere che nel cuore
di Dio non ci sono figli e cani, che Lui prova dolore per il dolore di ogni
bambino, che la sofferenza di un uomo conta più della sua religione. Lei non
conosce la fede dei catechismi, ma possiede quella delle madri che soffrono.
Conosce Dio dal di dentro, lo sente all'unisono con il suo cuore di madre, lo
sente pulsare nel profondo delle sue piaghe: «è con il cuore che si crede»,
scrive Paolo (Rm 10,10). Lei sa che Dio è felice quando una madre, qualsiasi
madre, abbraccia felice la carne della sua carne, finalmente guarita. Avvenga
per te come desideri. Gesù ribalta la domanda della madre, gliela restituisce:
Sei tu e il tuo desiderio che comandate. La tua fede e il tuo desiderio sono
come un grembo che partorisce il miracolo. Matura, in questo racconto, un sogno
di mondo da abbracciare: la terra come un'unica grande casa, con una tavola ricca
di pane e ricca di figli. E tutti, tutti sono dei nostri.
E.
Ronchi
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