L'ultimo appuntamento
di Gesù ai suoi è su di un monte in Galilea, la terra dove tutto ha avuto
inizio. I monti sono come indici puntati verso l'infinito, la terra che si
addentra nel cielo, sgabello per i piedi di Dio, dimora della rivelazione della
luce: sui monti si posa infatti il primo raggio di sole e vi indugia l'ultimo.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù lascia la terra
con un bilancio deficitario: gli sono rimasti soltanto undici uomini impauriti
e confusi, e un piccolo nucleo di donne tenaci e coraggiose. Lo hanno seguito
per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno
amato molto, e sono venuti tutti all'appuntamento sull'ultima montagna. E
questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre,
rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito, e sa che nessuno di
loro lo dimenticherà. Gesù compie un atto di enorme, illogica fiducia in uomini
che dubitano ancora, non resta a spiegare e a rispiegare. Il Vangelo e il mondo
nuovo, che hanno sognato insieme, li affida alla loro fragilità e non
all'intelligenza dei primi della classe: è la legge del granello di senape, del
pizzico di sale, dei piccoli che possono essere lievito e forse perfino fuoco,
per contagiare di Vangelo e di nascite coloro che incontreranno. C'è un
passaggio sorprendente nelle parole di Gesù: A me è stato dato ogni potere in
cielo e sulla terra... Andate dunque. Quel dunque è bellissimo: per Gesù è
ovvio che ogni cosa che è sua sia anche nostra. Tutto è per noi: la sua vita,
la sua morte, la sua forza! Dunque, andate. Fate discepoli tutti i popoli...
Con quale scopo? Arruolare devoti, far crescere il movimento con nuovi adepti?
No, ma per un contagio, un'epidemia divina da spargere sulla terra. Andate,
profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate il mestiere di vivere,
così come l'avete visto fare a me, mostrate loro quanto sono belli e grandi. E
poi le ultime parole, il suo testamento: Io sono con voi, tutti i giorni, fino
alla fine del mondo: con voi, sempre, fino alla fine. Cosa sia l'ascensione lo
capiamo da queste parole. Non è andato lontano o in alto, in qualche angolo
remoto del cosmo, ma si è fatto più vicino di prima. Se prima era insieme con i
discepoli, ora sarà dentro di loro. Non è andato al di là delle nubi ma al di
là delle forme. È asceso nel profondo delle cose, nell'intimo del creato e
delle creature, e da dentro preme come forza ascensionale verso più luminosa
vita. Quel Gesù che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire
scintille di risurrezione, per aprire brecce nei muri delle mie prigioni, Lui è
il mio Dio esperto di evasioni!
E.
Ronchi
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