Gesù si avvicinò e
camminava con loro. Dio si avvicina sempre, viandante dei secoli e dei giorni,
e muove tutta la storia. Cammina con noi, non per correggere il nostro passo o dettare
il ritmo. Non comanda nessun passo, prende il nostro. Ogni camminare gli va. Purché
uno cammini. Gli basta il passo del momento. Gesù raggiunge i due viandanti, li
guarda li vede tristi, rallenta: che cosa sono questi discorsi? Ed essi gli
raccontano la sua storia: una illusione naufragata nel sangue sulla collina. Lo
hanno seguito, lo hanno amato: noi speravamo fosse lui... Unica volta che nei
Vangeli ricorre il termine speranza, ma solo come rimpianto e nostalgia, mentre
essa è «il presente del futuro» (san Tommaso); come rammarico per le attese di
potere tramontate. Per questo «non possono riconoscere » quel Gesù che aveva
capovolto al sole e all'aria le radici stesse del potere. Ed è, come agli inizi
in Galilea, tutto un parlare, confrontarsi, insegnare, imparare, discutere, lungo
ore di strada. Giunti a Emmaus Gesù mostra di voler «andare più lontano». Come un
senza fissa dimora, un Dio migratore per spazi liberi e aperti che appartengono
a tutti. Allora nascono parole che sono diventate canto, una delle nostre
preghiere più belle: resta con noi, perché si fa sera. Hanno fame di parola, di
compagnia, di casa. Lo invitano a restare, in una maniera così delicata che par
quasi siano loro a chiedere ospitalità. Poi la casa, non è detto niente di
essa, perché possa essere la casa di tutti. Dio non sta dappertutto, sta nella
casa dove lo si lascia entrare. Resta. E il viandante si ferma, era a suo agio
sulla strada, dove tutti sono più liberi; è a suo agio nella casa, dove tutti
sono più veri. Il racconto ora si raccoglie attorno al profumo del pane e alla
tavola, fatta per radunare tanti attorno a sé, per essere circondata da ogni
lato di commensali, per collegarli tra loro: gli sguardi si cercano, si
incrociano, si fondono, ci si nutre gli uni degli altri. Lo riconobbero allo
spezzare il pane. Lo riconobbero non perché fosse un gesto esclusivo e inconfondibile
di Gesù - ogni padre spezzava il pane ai propri figli - chissà quante volte l'avevano
fatto anche loro, magari in quella stessa stanza, ogni volta che la sera
scendeva su Emmaus. Ma tre giorni prima, il giovedì sera, Gesù aveva fatto una
cosa inaudita, si era dato un corpo di pane: prendete e mangiate, questo è il
mio corpo. Lo riconobbero perché spezzare, rompere e consegnarsi contiene il
segreto del Vangelo: Dio è pane che si consegna alla fame dell'uomo. Si dona,
nutre e scompare: prendete, è per voi! Il miracolo grande: non siamo noi ad
esistere per Dio, è Dio che vive per noi.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento