Il racconto della
risurrezione di Lazzaro è la pagina dove Gesù appare più umano. Lo vediamo
fremere, piangere, commuoversi, gridare. Quando ama, l'uomo compie gesti
divini; quando ama, Dio lo fa con gesti molto umani. Una forza scorre sotto
tutte le parole del racconto: non è la vita che vince la morte. La morte, nella
realtà, vince e ingoia la vita. Invece ciò che vince la morte è l'amore. Tutti
i presenti quel giorno a Betania se ne rendono conto: guardate come lo amava,
dicono ammirati. E le sorelle coniano un nome bellissimo per Lazzaro: Colui-che-tu-ami.
Il motivo della risurrezione di Lazzaro è l'amore di Gesù, un amore fino al
pianto, fino al grido arrogante: vieni fuori! Le lacrime di chi ama sono la più
potente lente d'ingrandimento della vita: guardi attraverso una lacrima e
capisci cose che non avresti mai potuto imparare sui libri. La ribellione di
Gesù contro la morte passa per tre gradini: 1. Togliete la pietra. Rotolate via
i macigni dall'imboccatura del cuore, le macerie sotto le quali vi siete
seppelliti con le vostre stesse mani; via i sensi di colpa, l'incapacità di
perdonare a se stessi e agli altri; via la memoria amara del male ricevuto, che
vi inchioda ai vostri ergastoli interiori. 2. Lazzaro, vieni fuori! Fuori nel
sole, fuori nella primavera. E lo dice a me: vieni fuori dalla grotta nera dei
rimpianti e delle delusioni, dal guardare solo a te stesso, dal sentirti il
centro delle cose. Vieni fuori, ripete alla farfalla che è in me, chiusa dentro
il bruco che credo di essere. Non è vero che «le madri tutte del mondo partoriscono
a cavallo di una tomba» (B. Brecht), come se la vita fosse risucchiata subito
dentro la morte, o camminasse sempre sul ciglio di un abisso. Le madri
partoriscono a cavallo di una speranza, di una grande bellezza, di un mare
vasto, di molti abbracci. A cavallo di un sogno! E dell'eternità. Ad ogni
figlio che nasce, Cristo e il mondo gridano, a una voce: vieni, e portaci più
coscienza, più libertà, più amore! 3. Liberatelo e lasciatelo andare!
Sciogliete i morti dalla loro morte: liberatevi tutti dall'idea che la morte
sia la fine di una persona. Liberatelo, come si liberano le vele al vento, come
si sciolgono i nodi di chi è ripiegato su se stesso, i nodi della paura, i
grovigli del cuore. Liberatelo da maschere e paure. E poi: lasciatelo andare,
dategli una strada, e amici con cui camminare, qualche lacrima, e una stella
polare. Che senso di futuro e di libertà emana da questo Rabbi che sa amare,
piangere e gridare; che libera e mette sentieri nel cuore. E capisco che
Lazzaro sono io. Io sono Colui-che-tu-ami, e che non accetterai mai di veder
finire nel nulla della morte.
(E. Ronchi)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il commento