Gesù, ricevuto il
Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è
raccontato come un semplice inciso; al centro è posto l’aprirsi del cielo. Come
si apre una breccia nelle mura, una porta al sole, come si aprono le braccia
agli amici, all’amato, ai figli, ai poveri. Il cielo si apre perché vita esca,
perché vita entri. Si apre sotto l’urgenza dell’amore di Dio, sotto l’assedio
della vita dolente, e nessuno lo richiuderà mai più. E venne dal cielo una voce
che diceva: questi è il figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio
compiacimento. Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo
del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome. Figlio è la
prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore
nelle cellule; c’è il DNA divino in noi, «l’uomo è l’unico animale che ha Dio
nel sangue «(G. Vannucci). Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca,
prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio,
il tuo nome per Dio è “amato”. Di un amore immeritato, che ti previene, che ti
anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere. Ogni volta che penso: «se
oggi sono buono, Dio mi amerà», non sono davanti al Dio di Gesù, ma alla
proiezione delle mie paure! Gesù, nel discorso d’addio, chiede per noi:
«Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me». Frase straordinaria: Dio
ama ciascuno come ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa emozione,
lo stesso slancio e fiducia, nonostante tutte le delusioni che io gli ho
procurato. La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure
bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo
piacere. La Voce grida dall’alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al
cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta
gioia sai darmi! Io che non l’ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che
l’ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da
questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che
sono io? Eppure è così, è Parola di Dio. La scena grandiosa del battesimo di
Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la
dichiarazione d’amore di Dio sulle acque, è anche la scena del mio battesimo,
quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano. Ad ogni alba una
voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora in quelle più ricche
di tenebra: figlio mio, mio amore, mia gioia, riserva di coraggio che apre le
ali sopra ciascuno di noi, che ci aiuta a spingere verso l’alto, con tutta la
forza, qualsiasi cielo oscuro che incontriamo.
(E. Ronchi)
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