Due immagini potenti:
una porta stretta e davanti ad essa una folla che si accalca e preme per
entrare. Poi, con un cambio improvviso di prospettiva, la seconda immagine ci
porta oltre quella soglia stretta, immersi in un'atmosfera di festa, in una
calca multicolore e multietnica: verranno da oriente e da occidente, da nord e
da sud e siederanno a mensa... La porta è stretta, ma si apre su di una festa.
Eppure quell'aggettivo ci inquieta. Noi pensiamo subito che "stretto"
significhi sacrifici e fatiche. Ma il Vangelo non dice questo. La porta è
stretta, vale a dire a misura di bambino e di povero: se non sarete come
bambini non entrerete... La porta è piccola, come i piccoli che sono casa di
Dio: tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli l'avete fatto a me... E
se anche fosse minuscola come la cruna di un ago (com'è difficile per quanti possiedono
ricchezze entrare nel Regno di Dio, è più facile che un cammello passi per la
cruna dell'ago) e se anche fossimo tutti come cammelli che tentano di passare
goffamente, inutilmente, per quella cruna dell'ago, ecco la soluzione, racchiusa
in una della parole più belle di Gesù, vera lieta notizia: tutto è possibile a
Dio (Mc 10,27). Lui è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago,
Dio ha la passione dell'impossibile, dieci cammelli passeranno per quel
minuscolo foro. Perché nessuno si salva da sé, ma tutti possiamo essere salvati
da Dio. Non per i nostri meriti ma per la sua bontà, per la porta santa che è
la sua misericordia. Lo dice il verbo "salvarsi" che nel vangelo è al
passivo, un passivo divino, dove il soggetto è sempre Dio. Quando la porta da aperta
si fa' chiusa, inizia la crisi dei "buoni". Abbiamo mangiato alla tua
presenza (allusione all'Eucaristia), hai insegnato nelle nostre piazze
(conosciamo il Vangelo e il catechismo), perché non apri? Non so di dove siete,
voi venite da un mondo che non è il mio. Non basta mangiare Gesù, che è pane,
occorre farsi pane per gli altri. Non basta essere credenti, dobbiamo essere
credibili. E la misura è nella vita. «La fede vera si mostra non da come uno
parla di Dio, ma da come parla e agisce nella vita, da lì capisco se uno ha
soggiornato in Dio» (S. Weil). La conclusione della piccola parabola è piena di
sorprese: viene sfatata l'idea della porta stretta come porta per pochi, per i
più bravi. Tutti possono passare per le porte sante di Dio. Il sogno di Dio è
far sorgere figli da ogni dove, per una offerta di felicità, per una vita in
pienezza. È possibile per tutti vivere meglio, e Gesù ne possiede la chiave.
Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo, variopinti clandestini del
regno, arrivati ultimi e per lui considerati primi.
(E. Ronchi)
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