Vuoi che scenda un
fuoco dal cielo e li consumi? La reazione di Giacomo e Giovanni al rifiuto dei
Samaritani è logica e umana: farla pagare, occhio per occhio. Gesù si voltò, li
rimproverò e si avviò verso un altro villaggio. Nella concisione di queste
parole si staglia la grandezza di Gesù. Uno che difende perfino la libertà di
chi non la pensa come lui. La logica umana dice: i nemici si combattono e si
eliminano. Gesù invece vuole eliminare il concetto stesso di nemico. E si avviò
verso un altro villaggio. C'è sempre un nuovo paese, con altri malati da
guarire, altri cuori da fasciare, altre case dove annunciare pace. Gesù non cova
risentimenti, lui custodisce sentieri verso il cuore dell'uomo, conosce la
beatitudine del salmo: beato l'uomo che ha sentieri nel cuore (Salmo 84,6). E
il Vangelo diventa viaggio, via da percorrere, spazio aperto. E invita il
nostro cristianesimo a non recriminare sul passato, ma ad iniziare percorsi.
Come accade anche ai tre nuovi discepoli che entrano in scena nella seconda
parte del Vangelo: le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, ma io non ho dove
posare il capo. Eppure non era esattamente così. Gesù aveva cento case di amici
e amiche felici di accoglierlo a condividere pane e sogni. Con la metafora
delle volpi e degli uccelli Gesù traccia il ritratto della sua esistenza
minacciata dal potere religioso e politico, sottoposta a rischio, senza
sicurezza. Chi vuole vivere tranquillo e in pace nel suo nido sicuro non potrà
essere suo discepolo. Noi siamo abituati a sentire la fede come conforto e
sostegno, pane buono che nutre, e gioia. Ma questo Vangelo ci mostra che la
fede è anche altro: un progetto da cui si sprigiona la gioiosa fatica di aprire
strade nuove, la certezza di appartenere ad un sistema aperto e non chiuso. Il
cristiano corre rischio di essere rifiutato e perseguitato, perché, come
scriveva Leonardo Sciascia, «accarezza spesso il mondo in contropelo», mai
omologato al pensiero dominante. Vive la beatitudine degli oppositori, smonta
il presente e vi semina futuro. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti.
Una frase durissima che non contesta gli affetti umani, ma che si chiarisce con
ciò che segue: Tu va e annunzia il Regno di Dio. Tu fa cose nuove. Se ti fermi
all'esistente, al già visto, al già pensato, non vivi in pienezza («Non pensate
pensieri già pensati da altri», scriveva padre Vannucci). Noi abbiamo bisogno
di freschezza e il Signore ha bisogno di gente viva. Di gente che, come chi ha
posto mano all'aratro, non guardi indietro a sbagli, incoerenze, fallimenti, ma
guardi avanti, ai grandi campi del mondo, dove i solchi dell'aratro sono ferite
che però si riempiono di vita.
(E.
Ronchi)
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