venerdì 15 marzo 2019

Esegesi della parola festiva - domenica 17 marzo 2019

Questo è il mio figlio amato. Ascoltatelo.
La liturgia, provocatoriamente, pone la trasfigurazione all'inizio del cammino penitenziale, per indicarci il luogo da raggiungere. Se pongo dei gesti di conversione e di solidarietà, di rinuncia e di preghiera è solo per poter essere libero interiormente e, così, vedere la gloria del Maestro. Siete già saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede? Dio ci dona - a volte - di assistere alla sua gloria, fugacemente, diceva il grande Agostino. Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una messa in cui siamo stati toccati dentro, una giornata in quota in mezzo alla neve con la bellezza della natura che diventa sinfonia e ci mozza il fiato. Attimo, in cui sentiamo l'immenso che ci abita. Il sentimento della bellezza di Dio, la percezione della sua maestà ci motiva e ci spinge. Pietro lo sa: "È bello per noi restare qui". Finché non giungeremo a credere grazie alla bellezza che ci avvolge, ci mancherà sempre un tassello della fede cristiana. Sapete perché sono cristiano, amici? Perché non ho trovato nulla di più bello di Cristo.
Dovremo forse ricuperare questo aspetto nella nostra vita cristiana, ripartire dalla bellezza. Le nostre periferie sono orrende, orrende le città, orribili le finte-vacanze che ci vengono proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati. Orribile il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo. Orribile la vita caotica e tesa che siamo costretti a vivere, sempre spronati alla concorrenza, alla lotta, alla sfida. Orribile il dolore che nasce quando l'amore esplode, quando il dolore che ci creiamo e alimentiamo, ci travolge. Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che è verità e bene e bontà. Luca ci dice che Gesù è in preghiera, mentre si trasfigura, come ad indicare che solo in un profondo cammino di interiorità possiamo scoprire la bellezza di appartenere a Dio. Ci parla del suo volto trasformato, che cambia d'aspetto: come quando si è innamorati, come quando si è felici, come quando torniamo da un'esperienza di fede straordinaria. Si vede, se abbiamo incontrato la bellezza di Dio, non abbiamo bisogno di parlarne troppo a lungo. Proprio qui, nella gloria, sul Tabor, Gesù riceve conferma di ciò che gli succederà a Gerusalemme dove verrà messo in croce. Quando siamo sul Tabor capiamo che la vita reale è fatta anche di croci. Solo nella bellezza possiamo affrontare il dolore. Sono oppressi dal sonno, i discepoli, qui come sarà poi nel Getsemani. Per vedere la bellezza di Dio dobbiamo duramente lottare, combattere, restare svegli. Oggi restare cristiani richiede uno sforzo immane, sovrumano, che solo lo Spirito ci permette di realizzare. Evitiamo di costruire delle tende per "bloccare" il Signore nel momento della gloria. Se abbiamo la gioia di vedere la bellezza di Dio è per portarla con noi nella città. Ha ragione Pietro, è bello per noi restare con Cristo. Facciamone memoria, nel deserto che stiamo vivendo.
                                                                                                                                  Paolo Curtaz

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