Qualche mese fa ho conosciuto un giovane carabiniere,
con il quale è nata subito una amicizia e anche un bel confronto di vita e di
fede. Una sera sono andato a trovarlo in caserma dove vive, e tra una
chiacchiera e l'altra siamo finiti a parlare di fede e di impegno cristiano. Ad
un certo punto mi dice che vuol farmi vedere una cosa a cui tiene molto. Dalla
tasca dei pantaloni d'ordinanza, tira fuori un oggetto che subito non riesco a
riconoscere. Sembra solo un cartoccio di carta scuro senza valore, ma poi vedo
che non è altro che un piccolo vangelo tascabile tutto deformato. Ha preso la
forma della tasca ed è consumato nella copertina e ai bordi delle pagine, ma è
ancora perfettamente e interamente leggibile.
Questo
giovane mi confida che lo ha sempre in tasca, e lo accompagna ovunque da anni,
anche in servizio. Non è un amuleto ma una vera guida, perché sente il
desiderio ogni tanto di fermarsi e leggerne una pagina.
L'evangelista Luca inizia il suo Vangelo in
maniera originale rispetto agli altri evangelisti. Non parte raccontando la
storia di Gesù, ma raccontando la sua storia di credente che si avvicina alla
storia di Gesù e la vuole trasmettere a qualcun altro. Luca ci racconta la sua
fede in questa ricerca accurata di tutto quello che riguarda Gesù Cristo, e ci
dice che la storia di Gesù non nasce come una favola inventata, ma nasce da
testimonianze vive di chi ha conosciuto Gesù e ne è diventato prima amico e poi
annunciatore.
Ecco
cos'è il Vangelo: è un ponte tra i primi testimoni di Gesù, e coloro che
vengono dopo, cioè noi, chiamati a conoscere ed entrare a nostra volta in
questa storia.
La
liturgia di oggi accosta a questa introduzione del Vangelo, l'episodio di Gesù
che legge il profeta Isaia nella sinagoga di Nazareth. Anche Gesù legge la
Sacra Scrittura, ma non lo fa come leggesse un libro antico e come pura e
astratta ricerca storia. Gesù legge da credente, e sente che quel che legge si
sta realizzando proprio in lui, in quel momento ("Oggi si è compiuta questa
Scrittura...")
Gesù sta leggendo un passo del profeta Isaia che parla
di Dio che porta liberazione, guarigione, amore per tutti e in particolar modo
per i poveri. E' un messaggio di misericordia che non rimane sulla carta come
una vuota e illusoria promessa, ma si realizza in Gesù che vede in quel passo
antico la profezia della sua missione.
Questo
è l'atteggiamento giusto con il quale leggere la Scrittura e in particolare il
Vangelo. E' l'atteggiamento di chi crede che ciò che legge personalmente o
ascolta nella celebrazione in chiesa non è lettera morta ma è viva e attuale.
Quel
piccolo vangelo di cui accennavo all'inizio, che ha preso curiosamente la forma
del corpo del giovane che lo porta sempre in tasca, è per me un invito a
modellare il vangelo sulla mia vita.
Questo piano piano mi fa scoprire che la mia stessa
vita prende a sua volta la forma del Vangelo, con atti di misericordia, di
perdono, di amore totale, che è la forma di vita di Gesù.
don
Giovanni Berti
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