LA
FIDUCIA DI MARIA (Lc 1,26-38)
Tutte le relazioni
umane sono belle e ci arricchiscono se noi, attraverso di esse viviamo la
fiducia, se ci fidiamo della persona alla quale siamo legati. In caso contrario
diventerebbero pesanti e insopportabili, in grado di tenderci un laccio
lasciandoci un brutto segno. A sostegno di quanto detto, possiamo mettere a
confronto le esperienze di Eva con Adamo e di Maria con Giuseppe, nella loro relazione
con Dio. Entrambe le relazioni sono poste di fronte ad un limite. Eva e Adamo
non possono mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del
male, altrimenti morirebbero, Maria si chiede come può diventare la madre del
Signore senza l’incontro con un uomo, e Giuseppe deve avere fiducia che Maria
non l’abbia tradito. Eva e Adamo si lasciano ingannare dal serpente venendo meno
alla fiducia in Dio, Maria offre la sua vita a Dio, fidandosi pienamente di
Lui: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Poi, anche di Giuseppe il Vangelo dice: “Giuseppe fece come gli aveva
ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Pertanto
vediamo due diversi atteggiamenti: uno di sfiducia e l’altro di fiducia. Maria
ci insegna ad avere piena fiducia nel Signore e nelle sue promesse di amore, e a
vivere questa fiducia nelle nostre relazioni umane. Quando invece nelle nostre
relazioni vincesse la sfiducia, non si è più capaci di vivere il rapporto in
modo sereno e costruttivo: tutto si trasforma in paura dell’altro e rottura con
Dio. Quante volte le storie quotidiane di tradimento si consumano in piccole
ripicche, dove si rinfacciano all’altro colpe immaginarie. E si rimane lontani
dal vero problema, che è la lotta tra fiducia e sfiducia. Maria è senza peccato
originale perché è in grado di esprimere una fiducia per noi impensabile. Maria
fa la differenza, non con la prima reazione che è di spavento e incredulità,
propria di ogni essere umano, ma nella risposta finale dove emerge la sua
totale fiducia in Dio. Se c’è qualcuno, come Maria, che è disponibile a fidarsi
del tutto, allora la parola di Dio può ancora piantare la sua tenda tra di noi.
UNA
PAROLA LIBERA IN CUORE LIBERO (Lc 3,1-6)
La vocazione del
Battista ci mostra che, quando la parola di Dio entra nella nostra vita ed
entra in un cuore libero, avviene un cambiamento in noi che va molto oltre le
capacità di ciascuno. L’esperienza di Giovanni ci dice che Dio ci offre la
potenza della sua Parola indipendentemente dalle nostre capacità. Ma questa
libertà di Dio, richiede a ciascuno di noi di “preparare la via”.
Ecco allora l’annuncio di Giovanni: “Ogni burrone sarà riempito, ogni
monte e ogni colle sarà abbassato, le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie,
spianate”. Che cosa sono questi monti, questi avvallamenti, queste vie
tortuose? I monti sono le vette del nostro orgoglio, come l’illusione di essere
auto-sufficienti e convinti di fare tutto da soli, senza l’aiuto di Dio. Mentre
i burroni sono gli abissi dei nostri momenti “oscuri”, quando siamo
preda delle nostre tristezze, che ci portano a vedere solo i limiti, che ci
fanno sentire incapaci davanti alle persone e alla vita. Paradossalmente
orgoglio e depressione vanno a braccetto, manie di grandezza e scoraggiamento sono
le facce della stessa medaglia. Le vie tortuose sono invece quelle dei nostri
ragionamenti, tutte le volte che vogliamo qualcosa pur sapendo che è sbagliato
e tendiamo a fare lunghi giri, nel cuore e poi nella testa, per giustificare
una cosa ingiustificabile. Percorrere ”vie tortuose” è forse il
male più diffuso nel nostro tempo. Oggi spesso le persone tengono insieme vite
diverse, a volte con posizioni inconciliabili tra loro. Così, si rimanda sempre
a domani la necessità di dovere scegliere, perché scegliere richiede una
rinuncia. Coinvolti in tali situazioni, chiediamo agli altri di non giudicare e
di aver rispetto, cosa peraltro buona e giusta, e di avallare qualcosa che noi per
primi fatichiamo ad accettare. In questo periodo di Avvento chiediamo al
Signore l’umiltà, la forza e la lucidità per riconoscere e porre mano a queste “sconnessioni
interiori”, per disporci all’accoglienza di una Parola libera, efficace e
di speranza, capace di metterci dentro il circolo virtuoso di una salvezza
possibile.
don
Pietro
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