lunedì 10 dicembre 2018

Il pensiero di don Pietro - sabato 8 e domenica 9 dicembre 2018


LA FIDUCIA DI MARIA (Lc 1,26-38)
Tutte le relazioni umane sono belle e ci arricchiscono se noi, attraverso di esse viviamo la fiducia, se ci fidiamo della persona alla quale siamo legati. In caso contrario diventerebbero pesanti e insopportabili, in grado di tenderci un laccio lasciandoci un brutto segno. A sostegno di quanto detto, possiamo mettere a confronto le esperienze di Eva con Adamo e di Maria con Giuseppe, nella loro relazione con Dio. Entrambe le relazioni sono poste di fronte ad un limite. Eva e Adamo non possono mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, altrimenti morirebbero, Maria si chiede come può diventare la madre del Signore senza l’incontro con un uomo, e Giuseppe deve avere fiducia che Maria non l’abbia tradito. Eva e Adamo si lasciano ingannare dal serpente venendo meno alla fiducia in Dio, Maria offre la sua vita a Dio, fidandosi pienamente di Lui: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Poi, anche di Giuseppe il Vangelo dice: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Pertanto vediamo due diversi atteggiamenti: uno di sfiducia e l’altro di fiducia. Maria ci insegna ad avere piena fiducia nel Signore e nelle sue promesse di amore, e a vivere questa fiducia nelle nostre relazioni umane. Quando invece nelle nostre relazioni vincesse la sfiducia, non si è più capaci di vivere il rapporto in modo sereno e costruttivo: tutto si trasforma in paura dell’altro e rottura con Dio. Quante volte le storie quotidiane di tradimento si consumano in piccole ripicche, dove si rinfacciano all’altro colpe immaginarie. E si rimane lontani dal vero problema, che è la lotta tra fiducia e sfiducia. Maria è senza peccato originale perché è in grado di esprimere una fiducia per noi impensabile. Maria fa la differenza, non con la prima reazione che è di spavento e incredulità, propria di ogni essere umano, ma nella risposta finale dove emerge la sua totale fiducia in Dio. Se c’è qualcuno, come Maria, che è disponibile a fidarsi del tutto, allora la parola di Dio può ancora piantare la sua tenda tra di noi.

UNA PAROLA LIBERA IN CUORE LIBERO (Lc 3,1-6)
La vocazione del Battista ci mostra che, quando la parola di Dio entra nella nostra vita ed entra in un cuore libero, avviene un cambiamento in noi che va molto oltre le capacità di ciascuno. L’esperienza di Giovanni ci dice che Dio ci offre la potenza della sua Parola indipendentemente dalle nostre capacità. Ma questa libertà di Dio, richiede a ciascuno di noi di “preparare la via”. Ecco allora l’annuncio di Giovanni: “Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato, le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate”. Che cosa sono questi monti, questi avvallamenti, queste vie tortuose? I monti sono le vette del nostro orgoglio, come l’illusione di essere auto-sufficienti e convinti di fare tutto da soli, senza l’aiuto di Dio. Mentre i burroni sono gli abissi dei nostri momenti “oscuri”, quando siamo preda delle nostre tristezze, che ci portano a vedere solo i limiti, che ci fanno sentire incapaci davanti alle persone e alla vita. Paradossalmente orgoglio e depressione vanno a braccetto, manie di grandezza e scoraggiamento sono le facce della stessa medaglia. Le vie tortuose sono invece quelle dei nostri ragionamenti, tutte le volte che vogliamo qualcosa pur sapendo che è sbagliato e tendiamo a fare lunghi giri, nel cuore e poi nella testa, per giustificare una cosa ingiustificabile. Percorrere ”vie tortuose” è forse il male più diffuso nel nostro tempo. Oggi spesso le persone tengono insieme vite diverse, a volte con posizioni inconciliabili tra loro. Così, si rimanda sempre a domani la necessità di dovere scegliere, perché scegliere richiede una rinuncia. Coinvolti in tali situazioni, chiediamo agli altri di non giudicare e di aver rispetto, cosa peraltro buona e giusta, e di avallare qualcosa che noi per primi fatichiamo ad accettare. In questo periodo di Avvento chiediamo al Signore l’umiltà, la forza e la lucidità per riconoscere e porre mano a queste “sconnessioni interiori”, per disporci all’accoglienza di una Parola libera, efficace e di speranza, capace di metterci dentro il circolo virtuoso di una salvezza possibile.
                                                                                                                 don Pietro

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