LA GIOIA DEL VANGELO (Mc 7,31-37)
Le
letture della liturgia di questa ventitreesima domenica contengono un forte
invito alla gioia e alla fiducia per le grandi e meravigliose opere che Dio
compie a favore degli uomini. Già il profeta Isaia, in un contesto di tristezza
e sofferenza per la condizione del popolo deportato, invitava alla fiducia: “Coraggio,
non temete! Ecco il vostro Dio…viene a salvarvi!” Oggi, in un contesto
certamente diverso ma pur sempre carico di odio e di violenza, l’esortazione
del profeta Isaia suona quanto mai opportuna e propizia anche per la vita delle
nostre comunità, infatti, un senso di sfiducia e di scoraggiamento può
nascondersi nei nostri cuori stanchi. E’ quanto mai opportuno fidarsi e
invocare la vicinanza di Dio, e manifestare quella gioia semplice e genuina che
viene dall’accoglienza del Vangelo. Anche papa Francesco ci invita alla gioia
del Vangelo che “riempie il cuore e la
vita di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono
liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (Evangelii
gaudium). E proprio dall’isolamento totale in cui era costretto a vivere, è
stato salvato il sordomuto, grazie alla guarigione ricevuta da Gesù. La gioia
del sordomuto guarito era talmente grande che, nonostante il divieto di Gesù a
diffondere la notizia, lui e gli altri andavano “gridando ai quattro venti” la loro esultanza: “Ma più egli lo proibiva, più
essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: ‘Ha fatto bene ogni cosa:
fa udire i sordi e fa parlare i muti’!” Del resto, non è pensabile che
un bene così grande possa essere taciuto. Per quell’uomo guarito si può parlare
di una vera e propria “nuova vita”,
infatti, anche i gesti compiuti da Gesù su di lui richiamano il racconto della
creazione, quando Dio “soffia” il suo
alito di vita sul fango che diventa uomo. Curioso e interessante notare come il
miracolo non avvenga mediante l’imposizione delle mani, come era stato
richiesto, ma con altri gesti: “…gli pose le dita negli orecchi e con la
saliva gli toccò la lingua”. Quasi a significare il cambiamento
radicale di tutta la persona. Questo ci deve altresì richiamare il vero
significato della liturgia, che deve coinvolgere tutta la nostra persona. Nella
liturgia eucaristica, infatti, il Signore ci invita ad aprire la porta dei
nostri sensi per entrare in relazione con lui: l’incontro con il mistero del
suo amore avviene proprio attraverso l’ascolto, il gesto, la parola, il canto
gioioso, il gustare il cibo della vita… Nella liturgia eucaristica siamo
chiamati a passare dalla condizione tranquilla di semplici spettatori alla
realtà dinamica e avvolgente del mistero dell’amore di Dio.
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