lunedì 10 settembre 2018

Il pensiero di don Pietro - domenica 9 settembre 2018


LA GIOIA DEL VANGELO (Mc 7,31-37)
Le letture della liturgia di questa ventitreesima domenica contengono un forte invito alla gioia e alla fiducia per le grandi e meravigliose opere che Dio compie a favore degli uomini. Già il profeta Isaia, in un contesto di tristezza e sofferenza per la condizione del popolo deportato, invitava alla fiducia: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio…viene a salvarvi!” Oggi, in un contesto certamente diverso ma pur sempre carico di odio e di violenza, l’esortazione del profeta Isaia suona quanto mai opportuna e propizia anche per la vita delle nostre comunità, infatti, un senso di sfiducia e di scoraggiamento può nascondersi nei nostri cuori stanchi. E’ quanto mai opportuno fidarsi e invocare la vicinanza di Dio, e manifestare quella gioia semplice e genuina che viene dall’accoglienza del Vangelo. Anche papa Francesco ci invita alla gioia del Vangelo che “riempie il cuore e la vita di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (Evangelii gaudium). E proprio dall’isolamento totale in cui era costretto a vivere, è stato salvato il sordomuto, grazie alla guarigione ricevuta da Gesù. La gioia del sordomuto guarito era talmente grande che, nonostante il divieto di Gesù a diffondere la notizia, lui e gli altri andavano “gridando ai quattro venti” la loro esultanza: “Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: ‘Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti’!” Del resto, non è pensabile che un bene così grande possa essere taciuto. Per quell’uomo guarito si può parlare di una vera e propria “nuova vita”, infatti, anche i gesti compiuti da Gesù su di lui richiamano il racconto della creazione, quando Dio “soffia” il suo alito di vita sul fango che diventa uomo. Curioso e interessante notare come il miracolo non avvenga mediante l’imposizione delle mani, come era stato richiesto, ma con altri gesti: “…gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”. Quasi a significare il cambiamento radicale di tutta la persona. Questo ci deve altresì richiamare il vero significato della liturgia, che deve coinvolgere tutta la nostra persona. Nella liturgia eucaristica, infatti, il Signore ci invita ad aprire la porta dei nostri sensi per entrare in relazione con lui: l’incontro con il mistero del suo amore avviene proprio attraverso l’ascolto, il gesto, la parola, il canto gioioso, il gustare il cibo della vita… Nella liturgia eucaristica siamo chiamati a passare dalla condizione tranquilla di semplici spettatori alla realtà dinamica e avvolgente del mistero dell’amore di Dio.          

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il commento