sabato 1 settembre 2018

Il pensiero di don Pietro - domenica 2 settembre 2018


NON SOLO ASCOLTARE MA METTERE IN PRATICA LA PAROLA DI DIO
 (Mc 7,1-8.14-15.21-23)
Vogliamo accogliere con responsabilità la raccomandazione che oggi la Parola di Dio ci offre, cioè, fare in modo che l’insegnamento da essa ricevuto si traduca in uno stile di vita conseguente: ciò che la Parola di Dio mi dice e mi comanda, lo devo mettere in pratica! C’è una domanda che dobbiamo sempre farci di fronte alla Parola di Dio: mi pongo come di fronte ad un libro o come al cospetto di una persona che mi parla perché mi ama? Sapere, conoscere la Parola di Dio, anche tutta a memoria, non è una garanzia sufficiente per dire che la si ascolta mettendola in pratica. Anche gli scribi e i farisei conoscevano bene la Bibbia e tutte le tradizioni in essa contenute, tuttavia di loro Gesù dice: “Fate quello che vi dicono ma non quello che fanno, perché dicono e non fanno; caricano pesi insopportabili sulle spalle della gente, ma loro sono i primi a non volerli portare”. Scribi e farisei erano molto abili nell’insegnamento delle Scritture, ma il loro esempio era assente. Gesù definisce questo atteggiamento come “ipocrisia”: “Ipocriti, questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Scribi e farisei avevano criticato il comportamento dei discepoli di Gesù perché “prendevano cibo con mani impure”, cioè, senza rispettare la tradizione degli antichi che prevedeva di lavarsi accuratamente le mani prima di prendere cibo. Gesù, ribadendo il primato del comandamento di Dio sulle tradizioni degli uomini, coglie l’occasione per affermare che il bene e il male vengono dal cuore e non dal di fuori; mettendo così in risalto la grande superficialità degli scribi e dei farisei, preoccupati solo ad “abbellire l’esterno del piatto”. L’insegnamento di Gesù è chiaro per tutti: se vogliamo che la Parola di Dio sia davvero efficace per la nostra vita, dobbiamo lasciarla calare nel profondo del nostro cuore, perché è lì che si decide l’autenticità della nostra persona. Il rito dell’eucaristia che noi celebriamo, pur essendo un insieme di gesti e di segni esteriori, nella sostanza più intima e profonda è un “affare di cuore” tra noi e Dio. Nell’eucaristia siamo al cospetto di Dio che ci parla e ci dona il suo amore. E, dal momento che l’amore di Dio si è fatto carne nel suo Figlio, anche la nostra partecipazione all’eucaristia dovrà diventare “carne”, nell’amore ai fratelli. Ciò significa che la Parola di Dio lasciata calare nei nostri cuori, diventa quella determinata opera di bene da fare, perché non la si ascolta soltanto ma la si mette anche in pratica.               

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