NON SOLO ASCOLTARE MA METTERE IN PRATICA
LA PAROLA DI DIO
(Mc 7,1-8.14-15.21-23)
Vogliamo
accogliere con responsabilità la raccomandazione che oggi la Parola di Dio ci
offre, cioè, fare in modo che l’insegnamento da essa ricevuto si traduca in uno
stile di vita conseguente: ciò che la Parola di Dio mi dice e mi comanda, lo
devo mettere in pratica! C’è una domanda che dobbiamo sempre farci di fronte
alla Parola di Dio: mi pongo come di fronte ad un libro o come al cospetto di
una persona che mi parla perché mi ama? Sapere, conoscere la Parola di Dio,
anche tutta a memoria, non è una garanzia sufficiente per dire che la si
ascolta mettendola in pratica. Anche gli scribi e i farisei conoscevano bene la
Bibbia e tutte le tradizioni in essa contenute, tuttavia di loro Gesù dice: “Fate
quello che vi dicono ma non quello che fanno, perché dicono e non fanno;
caricano pesi insopportabili sulle spalle della gente, ma loro sono i primi a
non volerli portare”. Scribi e farisei erano molto abili
nell’insegnamento delle Scritture, ma il loro esempio era assente. Gesù
definisce questo atteggiamento come “ipocrisia”:
“Ipocriti,
questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.
Scribi e farisei avevano criticato il comportamento dei discepoli di Gesù
perché “prendevano cibo con mani impure”,
cioè, senza rispettare la tradizione degli antichi che prevedeva di lavarsi
accuratamente le mani prima di prendere cibo. Gesù, ribadendo il primato del
comandamento di Dio sulle tradizioni degli uomini, coglie l’occasione per
affermare che il bene e il male vengono dal cuore e non dal di fuori; mettendo
così in risalto la grande superficialità degli scribi e dei farisei, preoccupati
solo ad “abbellire l’esterno del piatto”.
L’insegnamento di Gesù è chiaro per tutti: se vogliamo che la Parola di Dio sia
davvero efficace per la nostra vita, dobbiamo lasciarla calare nel profondo del
nostro cuore, perché è lì che si decide l’autenticità della nostra persona. Il
rito dell’eucaristia che noi celebriamo, pur essendo un insieme di gesti e di
segni esteriori, nella sostanza più intima e profonda è un “affare di cuore” tra noi e Dio. Nell’eucaristia siamo al cospetto
di Dio che ci parla e ci dona il suo amore. E, dal momento che l’amore di Dio
si è fatto carne nel suo Figlio, anche la nostra partecipazione all’eucaristia
dovrà diventare “carne”, nell’amore ai fratelli. Ciò significa che la Parola di
Dio lasciata calare nei nostri cuori, diventa quella determinata opera di bene
da fare, perché non la si ascolta soltanto ma la si mette anche in pratica.
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