LA MIA CARNE PER LA VITA DEL MONDO (Gv
6,41-51)
Continuando
la riflessione su Gesù “pane di vita”, la liturgia invita
oggi a riflettere sul significato della “vita
nuova” che egli porta. Infatti, non si tratta soltanto di ricevere una vita
senza fine, eterna, ma piuttosto di partecipare già ora alla vita stessa di
Dio, che supera ogni forma di morte. Si tratta di partecipare ad una vita dalla
“qualità superiore”, che ci libera da
ogni dipendenza e schiavitù terrena. Oggi ci troviamo a vivere in un contesto
dove ci si lascia trascinare impercettibilmente e drammaticamente verso lo
sfaldamento dei valori e il sonno della morte. Il mondo sta diventando
progressivamente un deserto dove si spengono sempre più le speranze. Ma il
credente ha il compito di ridestarsi da questo torpore mortifero, perché Dio è
capace di far diventare il confine della morte l’inizio di una vita nuova. In
Gesù ritroviamo la volontà divina di amore e di salvezza nei confronti di ogni
uomo. Infatti, il mangiare il “pane di vita” è proprio questo:
assimilare la vita stessa di colui al quale si aderisce. Come il profeta Elia,
nel cibo offertoci, siamo chiamati ad assimilare la forza per camminare fino al
monte di Dio. Ricevere Gesù “pane di vita nuova”, significa
camminare con una energia speciale, in grado di infondere la forza e imprimere
in noi la giusta direzione al cammino della vita. Il dono che Gesù fa di se
stesso con il “pane di vita”, è di una concretezza sconvolgente: un pane che
è miracolo dell’abbondanza, quando Gesù nutre le folle che lo seguono da
giorni. Un pane che è stravolgimento della esperienza di Dio, che da autorità
distante diventa commensale dell’umanità per il riscatto degli uomini. La
concretezza del dono di Gesù appare ancora più evidente nella frase seguente: “… e
il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Gesù non ci
offre una cosa, ma la sua carne, e nell’offrire se stesso non rimane
distaccato, ma diventa carne della nostra carne e sangue del nostro sangue. In
questo modo Gesù porta a compimento il grande mistero dell’Incarnazione, in una
comunione di amore pieno e totalizzante. Quando arriviamo a scoprire e
sperimentare che ciò che è in gioco nella nostra vita è più grande di quanto
vediamo, ci accorgiamo che la fede non può essere che abbandono gioioso a chi
ci ha scelti e amati per primo. Gesù “pane di vita nuova” ci trasmette
quell’energia creatrice che si traduce in forme sempre nuove e attuali.
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