DIO NON HA CREATO LA MORTE…GESU’ NE DA’
CONFERMA (Sap. 1,13-15; Mc 5,21-43)
Oggi,
il tema che la Parola di Dio affronta è molto tosto, infatti, ci invita a
riflettere sul male e sulla morte nella prospettiva di una vita nuova ed
eterna, in quanto non più soggetta né al male né alla morte. La semplice
osservazione delle realtà create ci fa dire che il male e la morte appartengono
ad esse essendovi entrate “per l’invidia del diavolo”. (Sap
2,24) E’ altrettanto semplice e pacifico affermare che nessuno potrà mai
sfuggire al momento ultimo della vita naturale, nonostante una certa tendenza
culturale cerchi in qualche modo di mettere sotto silenzio o di nascondere la
morte. Questa è la condizione dentro la quale l’uomo è chiamato a vivere la
vita. Ma l’uomo non è stato creato da Dio per la morte, e Gesù è venuto a darne
conferma. Come per l’invidia del diavolo è entrata nel mondo la morte, così per
l’amore di Gesù, la vita nuova che ha sconfitto la morte, ha fatto il suo
ingresso nel mondo. Tuttavia, ciò è avvenuto a “caro prezzo”, nel senso che Gesù ha accettato la passione e la
morte in croce. Gesù ha toccato il fondo della morte e con la sua risurrezione
tocca ogni uomo, al fine di partecipargli la sua vita. Così, Gesù vince la
morte, ma ciò non significa che la morte si possa evitare; anzi, essa è come la
porta che permette ad ogni essere umano di varcare la soglia della vita in
pienezza, data dal totale abbandono in Dio. E la fede diventa la condizione
necessaria per partecipare al dono della vita in pienezza, che Gesù ci ha
conquistato: “Figlia, la tua fede ti ha salvata”. “Non temere, soltanto abbi fede!”
Così parlò Gesù all’emorroissa e al padre della bambina poi morta. Per la
vittoria di Gesù sulla morte i cristiani si qualificano come uomini di
speranza, impegnati a tradurre tale speranza in un servizio a tutte le forme di
vita uscite dalle mani del Creatore. In tal senso i cristiani testimoniano in
concreto la vittoria di Gesù su ogni forma di morte che attanaglia gli umani,
promuovendo la vita in tutte le sue fasi e in tutte le sue condizioni. Là dove
vi sono bambini da proteggere, donne da preservare dalla violenza, sofferenti
da curare, anziani da accudire, profughi ed esiliati da accogliere, poveri ai
quali ridare dignità, i credenti in Cristo devono adoperarsi al massimo delle
loro possibilità e convinzioni. Non si può essere cristiani e al tempo stesso
essere tiepidi o indifferenti nei confronti della vita. Come ebbe a dire
recentemente papa Francesco: “Sono
amareggiato al vedere tanti cristiani indifferenti di fronte ai fratelli
bisognosi e in difficoltà”. I credenti in Cristo si qualificano quali
promotori di una cultura di vita contro una cultura di morte sempre più
diffusa.
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