sabato 2 dicembre 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 3 dicembre 2017 - Prima di Avvento

TENIAMO GLI OCCHI BEN APERTI (Mc. 13,33-37)

“E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina li colpirà…” Così San Paolo si rivolgeva ai cristiani di Tessalonica per invitarli alla vigilanza. Oggi, nella prima domenica di Avvento, la liturgia ci richiama di nuovo all’attesa vigilante del Signore che viene a visitare il suo popolo, la sua gente. E’ normale che, se siamo convinti della visita del Signore, ci prepariamo anche in modo adeguato ad accoglierlo. Sarebbe invece molto sciocco e da stolti vivere il tempo di Avvento in modo superficiale. Travolti come siamo dal mondo consumistico che, molto tempo prima del Natale, ci bombarda con le sue favole artificiali, il rischio di stanchezza, di superficialità e di torpore rimane molto alto. Ecco allora che l’invito di Gesù a tenere gli occhi aperti, a fare attenzione e vegliare, diventa di assoluta attualità: “Fate attenzione, vegliate…lo dico a tutti: vegliate!” Ne deriva che questo atteggiamento di attesa vigilante, intelligente, creativa, operativa, “furba”, diventa la priorità del credente, della vita di fede: tutto il resto viene di conseguenza. Lo stato di veglia è indice di prontezza, di tensione interiore, di amore operoso, che si alimenta con la preghiera e le opere buone. E vi è la necessità di una grande speranza. Purtroppo esaminando la società odierna notiamo che la speranza è quasi del tutto assente, ripiegati come siamo quasi esclusivamente sul presente. Ma che vita è la nostra se non vi è un futuro straordinario da attendere, ma solo un misero oggi da godere? In quale baratro precipita l’umanità se non vi sono giorni per amare e sperare, ma solo notti in cui gozzovigliare? Ogni uomo che si dica tale ha bisogno di attendere, di vegliare, di aprirsi, di accogliere una novità che non entusiasma per una notte, ma per la vita. E questa novità è esclusivamente frutto di un intervento di Dio! Quando Dio agisce viene impressa una svolta nella storia, ed il mondo non è più quello di prima… E’ proprio questo il senso della preghiera del profeta Isaia, per dire al Signore il nostro desiderio che effettivamente cambi qualcosa per noi, per la società: “Se tu squarciassi i cieli e discendessi…”, il mondo cambierebbe! Attorno a noi c’è un oceano di superficialità, di indifferenza e di apatia, ma siamo certi che ci siano ancora credenti appassionati con il desiderio di un mondo nuovo, secondo il volere di Dio. L’immagine del Dio vasaio, del profeta Isaia: “…noi siamo argilla e tu colui che ci plasma…”, sia un invito a lasciarci modellare per la meravigliosa opera della redenzione.   

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