CHI E’ GESU’? FACCIAMOCI ALMENO LA
DOMANDA! (Mt. 16,13-20)
Nel
Vangelo solitamente leggiamo le innumerevoli domande, più o meno sensate, che
vengono poste a Gesù, soprattutto da scribi e farisei. Oggi è Gesù a fare
domande, comincia col chiedere ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il
Figlio dell’uomo?” E chiaramente la risposta non poteva che essere
diversificata, perché le opinioni della gente, su qualsiasi cosa, sono quasi
sempre contrastanti, non univoche. Pertanto, i discepoli riportano a Gesù
quanto hanno sentito in giro: “ Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri
Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. E fin qui non c’è nulla da
obiettare dal momento che la risposta corrisponde alla verità delle cose: la
gente difficilmente la pensa in modo univoco, ognuno la pensa a suo modo. Ma
Gesù non demorde, vuole andare al “nocciolo”
della questione, vuole sapere come la pensano loro, i suoi discepoli: “Ma
voi, chi dite che io sia?” Su una questione così importante e decisiva
quale è l’identità di una persona non si può rimanere sul vago, né sulle
dicerie della gente, ma è necessario dichiarare apertamente il proprio
pensiero. Lo fa Simon Pietro rispondendo: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente”. Una simile risposta porta con sé una tale pregnanza di
significato da far dire a Gesù, non solo e semplicemente che era esatta, ma che
non era farina del suo sacco, cioè, di Pietro, bensì derivava da Dio stesso: “Beato
te…perché il Padre mio che è nei cieli te lo ha rivelato”. E’ il dono
della fede, è il dono di chi affida la propria vita a Dio, è il dono concesso
agli umili e ai piccoli. E, insieme a questo dono, Pietro riceve il compito di
una grande responsabilità, quella del ministero della riconciliazione. Sicché,
dono che viene da Dio e responsabilità da esercitare nei confronti dei fratelli
non sono mai separati, né da separarsi. Così ai tempi di Gesù. Ma oggi ci
chiediamo a che punto sia il dibattito intorno a Gesù: c’è ancora qualcuno che
si interroga su Gesù? L’impressione è che, al di fuori degli specialisti
teologi o biblisti, o semplici fedeli, siano ben pochi quelli che si
interrogano. Non si tratta di dare la risposta, prima ci si deve interrogare,
mentre la risposta viene data in dono. Oggi sono davvero pochi quelli che si
interrogano su Gesù, al punto da far dire a papa Francesco che una delle piaghe
contemporanee è l’indifferenza, cioè, quell’atteggiamento di apatia e
disinteresse dettato dall’individualismo, dall’egoismo e dalla mancanza di
assunzione di responsabilità. Paradossalmente la domanda è fondamentale nel
commercio ma lo è anche di più nei confronti di Gesù!
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