sabato 8 luglio 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 9 luglio 2017

I VERI “SAPIENTI” SONO GLI UMILI (Mt. 11,25-30)

Il Vangelo di oggi sembra evidenziare un conflitto che è perennemente attuale: coloro che si ritengono “sapienti” tendono a sottovalutare, forse anche disprezzare, la gente “umile”, gli ultimi! L’annuncio del regno di Dio non è una manifestazione di dominio, ma di vicinanza, alleanza, solidarietà con l’uomo, e in particolare con gli ultimi. Nel messaggio che la Parola oggi ci offre c’è tutto il grande paradosso del cristianesimo e del nostro essere cristiani, e che è riassunto molto bene dalle parole di S. Paolo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti… e ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1Cor 1,26ss.) Oggi riceviamo dalla Parola lezioni di umiltà e siamo invitati a seguire Gesù su questa strada. Nella prima lettura viene descritta l’immagine di un messia, non come i sovrani del tempo, ma re umile e giusto che “viene a spezzare l’arco della guerra e ad annunciare la pace alle nazioni”. E il Vangelo richiama proprio questa figura quando parla di Gesù “mite e umile di cuore”. Gesù, dunque, porta a compimento la figura messianica di un re mite e umile di cuore, che non impone un giogo opprimente, ma si affianca nel nostro cammino per esserci guida al Padre. Ecco perché solo ai “piccoli” è concesso di conoscere i segreti del regno di Dio, perché sono loro i prediletti di Gesù, infatti, solo loro si fanno trovare sulla sua stessa lunghezza d’onda. Nel regno di Dio, sia bene chiaro, non c’è spazio per i sapientoni e i prepotenti! Allora possiamo dire che il termine “piccoli” indica piuttosto un atteggiamento, un modo di essere, che ci permette di accedere alla conoscenza dei segreti del regno di Dio qui su questa terra, e un giorno ci permetterà di entrarvi. Gesù sottolinea l’importanza di questo atteggiamento di umiltà e semplicità: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Gesù si dona a noi come modello di umiltà e di semplicità, da non intendere come concetti astratti. Pertanto sarà utile e necessario tradurre questi atteggiamenti in uno stile di vita. Dovrà essere uno stile di sobrietà nell’uso dei beni, di sincerità nei rapporti con gli altri, di trasparenza nella vita parrocchiale o nella comunità in cui si è inseriti. Gesù si propone come rifugio e ristoro anche nei confronti di coloro che sono “stressati” e “oppressi” da una vita che impone ritmi insostenibili: “Imparate da me… e troverete ristoro per la vostra vita”. E’ quanto mai opportuno accogliere da Gesù questa “scialuppa di salvataggio”, se non vogliamo essere travolti da una spirale di vuoto insignificante. E’ quanto mai opportuno fermarci: Gesù non ha fretta e ci aspetta.          

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