sabato 1 luglio 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 2 luglio 2017

LA VITA: CHE COSA FARNE? (Mt.10,37-42)

Non è una questione da poco quella che il Vangelo di questa domenica ci mette davanti, infatti, si tratta di chiedersi che cosa vogliamo fare della nostra vita. Che la vita sia un dono e che non siamo qui per caso, che ognuno abbia un compito proprio da svolgere, voglio sperare che concordiamo quasi all’unanimità. Ma quale sarà mai il compito proprio e specifico che ognuno dovrà compiere? Gesù ha le idee chiare al riguardo e, senza giri di parole né complicati discorsi filosofici, dice: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. Pertanto, la realizzazione di se stessi e di ciò che piace, non è propriamente un obiettivo evangelico. Infatti, Gesù ci chiede di spendere la nostra vita mettendola “in gioco” per la causa del Vangelo, anche a costo di perderla. La realizzazione di se stessi va posta in stretta relazione con la testimonianza di Gesù: “…chi avrà perduto la propria vita a causa mia…” E’ necessario combattere l’egoismo che spesso sta alla base del modo in cui intendiamo vivere la nostra vita, l’obiettivo primario deve essere invece quello della testimonianza di Gesù! Chi porta la testimonianza di Gesù è talmente importante che merita addirittura l’accoglienza al pari Gesù: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”. E non solo merita l’accoglienza al pari di Gesù, ma gli verrà concessa una nuova vita qualora la perdesse a causa della testimonianza di Gesù: “…e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. L’egoismo dilagante nella nostra società è pure alla base della brutale corruzione, sempre più diffusa, e della tendenza al tornaconto personale. Ma in questo caso Gesù è drastico: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà”. Non ci sono mezze misure, quindi è necessario indirizzare la nostra vita sul binario del dono di sé, cioè, per Gesù e per i fratelli: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli…non perderà la sua ricompensa”. Dobbiamo uscire dal circolo vizioso di una società individualista ed egoista, dove spesso l’amore viene confuso con l’appagamento dei propri desideri, dei propri istinti e della realizzazione autoreferenziale di sé. Invece Gesù ci pone di fronte alla corresponsabilità del dono e del sacrificio, per la salvezza del prossimo e per il bene comune. La nostra vita deve essere un dono totale di sé per Gesù e per i fratelli, prendendo la propria croce ogni giorno, nell’accoglienza del prossimo in cui si riconosce la stessa persona di Gesù, da amare e soccorrere.          

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