LA VITA: CHE COSA FARNE? (Mt.10,37-42)
Non
è una questione da poco quella che il Vangelo di questa domenica ci mette
davanti, infatti, si tratta di chiedersi che cosa vogliamo fare della nostra
vita. Che la vita sia un dono e che non siamo qui per caso, che ognuno abbia un
compito proprio da svolgere, voglio sperare che concordiamo quasi
all’unanimità. Ma quale sarà mai il compito proprio e specifico che ognuno
dovrà compiere? Gesù ha le idee chiare al riguardo e, senza giri di parole né
complicati discorsi filosofici, dice: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la
perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Pertanto, la realizzazione di se stessi e di ciò che piace, non è propriamente
un obiettivo evangelico. Infatti, Gesù ci chiede di spendere la nostra vita
mettendola “in gioco” per la causa
del Vangelo, anche a costo di perderla. La realizzazione di se stessi va posta
in stretta relazione con la testimonianza di Gesù: “…chi avrà perduto la propria
vita a causa mia…” E’ necessario combattere l’egoismo che spesso sta
alla base del modo in cui intendiamo vivere la nostra vita, l’obiettivo
primario deve essere invece quello della testimonianza di Gesù! Chi porta la
testimonianza di Gesù è talmente importante che merita addirittura
l’accoglienza al pari Gesù: “Chi accoglie voi accoglie me, e chi
accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”. E non solo merita
l’accoglienza al pari di Gesù, ma gli verrà concessa una nuova vita qualora la perdesse
a causa della testimonianza di Gesù: “…e chi avrà perduto la propria vita per
causa mia, la troverà”. L’egoismo dilagante nella nostra società è pure
alla base della brutale corruzione, sempre più diffusa, e della tendenza al
tornaconto personale. Ma in questo caso Gesù è drastico: “Chi avrà tenuto per sé la
propria vita, la perderà”. Non ci sono mezze misure, quindi è
necessario indirizzare la nostra vita sul binario del dono di sé, cioè, per
Gesù e per i fratelli: “Chi avrà dato da bere anche un solo
bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli…non perderà la sua
ricompensa”. Dobbiamo uscire dal circolo vizioso di una società
individualista ed egoista, dove spesso l’amore viene confuso con l’appagamento
dei propri desideri, dei propri istinti e della realizzazione autoreferenziale
di sé. Invece Gesù ci pone di fronte alla corresponsabilità del dono e del
sacrificio, per la salvezza del prossimo e per il bene comune. La nostra vita
deve essere un dono totale di sé per Gesù e per i fratelli, prendendo la
propria croce ogni giorno, nell’accoglienza del prossimo in cui si riconosce la
stessa persona di Gesù, da amare e soccorrere.
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