sabato 17 giugno 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 18 giugno 2017 - Corpus Domini

 CARNE E SANGUE DI GESU’ (Gv. 6,51-58)

Il sacramento dell’Eucarestia, con i segni del pane e del vino, è quello che ci permette la massima visibilità e una profonda comunione di vita con il nostro Signore Gesù Cristo e con i fratelli. La visibilità è data dai segni del pane e del vino che, nella consacrazione, diventano rispettivamente la carne e il sangue di Cristo. Sono passati più di duemila anni dall’istituzione dell’Eucarestia, da allora molte cose sono cambiate, ma possiamo dire che Gesù ha scelto i segni più semplici, diretti e significativi per esprimere il dono massimo della sua vita. Il pane è ancora oggi uno degli alimenti base dell’umanità, inoltre richiama il pane àzzimo, non lievitato, della Pasqua ebraica; il vino è una delle bevande più antiche e rappresenta la gioia della vita nuova. Gesù parla di sé come di un “pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Ma Gesù specifica con esattezza in che cosa consiste questo pane: “…e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Non c’è bisogno di scervellarsi per capire, perché Gesù stesso ce lo spiega chiaramente. Tutto facile, tutto semplice? Non esattamente, infatti, i giudei gli contestano proprio il fatto della identificazione del pane con la sua stessa carne: per i giudei questo era assolutamente impossibile! La feroce critica dei giudei riguarda il fatto stesso della incarnazione del Figlio di Dio, cioè, il fatto che Gesù possa essere la fonte della salvezza e della vita per l’uomo: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” E con il vino che è il sangue di Gesù la dose di rifiuto da parte dei giudei raggiunge il culmine. Possiamo anche meravigliarci per il rifiuto secco che i giudei hanno opposto a Gesù sul discorso dell’Eucarestia, ma dovremmo piuttosto chiederci se un simile rifiuto non lo rischiamo anche noi oggi. Purtroppo anche nella vita delle nostre comunità cristiane, non poche volte, si riscontra la stessa perplessità, perché la potenza dell’incontro con il Risorto nell’Eucarestia, stenta ad essere vissuta nella sua pienezza, riducendosi spesso all’adempimento di un precetto, senza cogliere la bellezza di un incontro che salva. Gesù chiarisce che nell’Eucarestia, mediante il pane della vita, entriamo in comunione con lui, con il Figlio dell’Uomo, il Risorto; non si parla del suo corpo fisico. Come è necessario il cibo del pane materiale perché il corpo non perisca ed il bere perché non si disidrati, così per entrare nella vita eterna è necessario nutrirsi di Cristo attraverso il dono dell’Eucarestia.         

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