CARNE E
SANGUE DI GESU’ (Gv. 6,51-58)
Il
sacramento dell’Eucarestia, con i segni del pane e del vino, è quello che ci
permette la massima visibilità e una profonda comunione di vita con il nostro
Signore Gesù Cristo e con i fratelli. La visibilità è data dai segni del pane e
del vino che, nella consacrazione, diventano rispettivamente la carne e il
sangue di Cristo. Sono passati più di duemila anni dall’istituzione
dell’Eucarestia, da allora molte cose sono cambiate, ma possiamo dire che Gesù
ha scelto i segni più semplici, diretti e significativi per esprimere il dono
massimo della sua vita. Il pane è ancora oggi uno degli alimenti base
dell’umanità, inoltre richiama il pane àzzimo,
non lievitato, della Pasqua ebraica; il vino è una delle bevande più antiche e
rappresenta la gioia della vita nuova. Gesù parla di sé come di un “pane
vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”.
Ma Gesù specifica con esattezza in che cosa consiste questo pane: “…e
il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Non c’è
bisogno di scervellarsi per capire, perché Gesù stesso ce lo spiega
chiaramente. Tutto facile, tutto semplice? Non esattamente, infatti, i giudei
gli contestano proprio il fatto della identificazione del pane con la sua
stessa carne: per i giudei questo era assolutamente impossibile! La feroce
critica dei giudei riguarda il fatto stesso della incarnazione del Figlio di
Dio, cioè, il fatto che Gesù possa essere la fonte della salvezza e della vita
per l’uomo: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” E con il vino
che è il sangue di Gesù la dose di rifiuto da parte dei giudei raggiunge il
culmine. Possiamo anche meravigliarci per il rifiuto secco che i giudei hanno
opposto a Gesù sul discorso dell’Eucarestia, ma dovremmo piuttosto chiederci se
un simile rifiuto non lo rischiamo anche noi oggi. Purtroppo anche nella vita
delle nostre comunità cristiane, non poche volte, si riscontra la stessa
perplessità, perché la potenza dell’incontro con il Risorto nell’Eucarestia,
stenta ad essere vissuta nella sua pienezza, riducendosi spesso all’adempimento
di un precetto, senza cogliere la bellezza di un incontro che salva. Gesù
chiarisce che nell’Eucarestia, mediante il pane della vita, entriamo in
comunione con lui, con il Figlio dell’Uomo, il Risorto; non si parla del suo
corpo fisico. Come è necessario il cibo del pane materiale perché il corpo non
perisca ed il bere perché non si disidrati, così per entrare nella vita eterna
è necessario nutrirsi di Cristo attraverso il dono dell’Eucarestia.
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