domenica 14 maggio 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 14 maggio 2017

“NON SIA TURBATO IL VOSTRO CUORE… ABBIATE FEDE…”
(Gv. 14,1-12)
La tristezza, la paura, il turbamento, sono sentimenti molto presenti nell’animo umano ancora oggi nella nostra società che pure ha subito un radicale cambiamento dai tempi di Gesù. Soprattutto si affacciano e sono maggiormente presenti nei tempi di crisi. Gesù parla di “turbamento” pensando che per Lui è ormai arrivato il tempo di lasciare i suoi discepoli per andare verso il Padre. Si tratta di costruire un nuovo inizio con i suoi discepoli, dove la sua presenza continuerà ad esserci ma non sarà più la stessa di prima. Gesù conosce bene l’animo umano e la fragilità che lo caratterizza, del resto Dio non potrebbe costruire il nuovo edificio in un soggetto troppo sicuro di sé, che si considera già arrivato, perché non sarebbe adatto a lasciarsi plasmare. Così nei racconti biblici delle grandi vocazioni, troviamo sempre il timore dell’uomo che viene sollevato dalla rassicurazione di Dio. Per superare il timore e la paura Gesù indica ai suoi discepoli la mèta: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore…” Ma soprattutto li aiuta a comprendere che la cosa più importante non è tanto la mèta quanto la via per raggiungerla: essere nella strada giusta, che è Cristo stesso, camminare con Lui, essere in Lui, dà certezza: “Io sono la via, la verità e la vita…” Allora bisogna avere fede, fidarsi di Gesù e lasciarsi guidare da Lui: “Abbiate fede in me…” Gli apostoli sono uomini concreti, non sono nati per essere eroi, Gesù li ha scelti non perché erano perfetti ma perché li ha amati ed essi si sono lasciati amare. Il Signore non si preoccupa dei risultati, del far bella figura, di un prodotto finito, di garanzie e profitto. Ci chiede un cuore disponibile e l’atteggiamento umile di chi si fida, mettendo la propria vita nelle sue mani. Gli apostoli li vediamo spesso impreparati, inadeguati al compito loro affidato, ma Gesù ha pazienza con loro e li prepara ad un grande avvenire. In realtà noi possiamo sentirci consolati, perché questi uomini fragili, deboli, dalla fede scalcinata, ma appassionati, carichi di slanci e di sinceri entusiasmi, non solo ci rappresentano, ma ci appartengono, la loro vita la sentiamo nostra. Anche noi, sullo stile degli apostoli e della prima comunità cristiana, esperta nelle relazioni buone e costruttive, ricca di carismi e servizi, capace di trasmettere la nuova umanità di Cristo risorto, dobbiamo impegnarci ad accendere il volto autentico e luminoso della Chiesa.

                                                                                                     don Pietro

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il commento