sabato 29 aprile 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 30 aprile 2017

TRISTEZZA E PAURA…POI IL DONO DELLA FEDE (Lc. 24,13-35)

Il ritorno a casa, per i due discepoli in cammino verso Emmaus, non ha semplicemente il sapore della sconfitta simile a quella dei tifosi che tornano da una trasferta perduta. E’ molto di più, è la speranza sbriciolata, è il sogno infranto. Sul volto dei due c’è la maschera della tristezza che impedisce loro di vedere e di riconoscere. Non riconoscono Gesù nel viandante che si affianca a loro: “Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Dopo la delusione della croce, i discepoli riescono solo a rientrare nella quotidianità di sempre, ma ora è tutto più pesante e tremendamente difficile perché la novità e i nuovi orizzonti portati da Gesù si sono frantumati. I due discepoli tornano ad Emmaus delusi, immersi nella nostalgia per quanto avevano vissuto, pensano che tutto sia perduto, finito per sempre. Ma ecco la sorpresa che non ti aspetti, viene da uno sconosciuto che si affianca nel loro cammino: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” I discepoli vivono il sentimento tipicamente umano del rimpianto, di decantare le esperienze del passato come migliori di quelle del presente e in genere del passato come migliore del presente. Lo sconosciuto li educa ad uscire da questa trappola e li chiama ad aprirsi alla novità di Dio presente nella storia, illuminando le loro menti alla conoscenza delle Scritture. Lo sconosciuto piano piano si rivela ai due discepoli che tuttavia lo riconosceranno come il Signore Gesù, il Crocifisso risorto, solo allo spezzare il pane: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. La rivelazione della vera identità dello sconosciuto avviene gradualmente: inizialmente Gesù dona ai discepoli l’intelligenza e la conoscenza delle Scritture al punto che loro stessi lo riconoscono: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore…quando ci spiegava le Scritture?” E successivamente, quando Gesù cede alle loro insistenze perché rimanga: “Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi...”. I discepoli ricevono il dono della fede e lo riconoscono. A questo punto essi non hanno più dubbi e vanno subito dagli altri a dare il gioioso annuncio: “Davvero il Signore è risorto…!” Un dono, per quanto prezioso e nobile, lo si accoglie e si dimostra di averlo gradito se lo si scarta e lo si pone in uso: anche se questo comporta che necessariamente possa sporcarsi, o consumarsi. Anche noi ci dimostriamo riconoscenti al Signore se ci impegniamo a trasmettere la fede ricevuta e se la gioia che ci nasce in cuore ci dà la grazia di raccontarla a chi ne bisogno e non può più starne senza.  

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