sabato 4 febbraio 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 5 febbraio 2017

IL VANGELO NON E’ UNA BOLLA DI SAPONE! (Mt. 5,13-16)
In un mondo sempre più globalizzato e complesso è facile lasciarsi attrarre dalle parole, sicché il parlare si stacca sempre più dall’agire e l’agire sempre più dai principi che lo ispirano. Ma il Vangelo non è parola vuota che si perde nell’aria, come spesso si sente dire in giro che la realtà è un’altra cosa, no! Il Vangelo è la realtà viva, è il fratello che vedo, è la situazione concreta che mi interpella, è la più grande e benefica rivoluzione che si possa immaginare. Oggi il Vangelo ci chiama alla concretezza, ci chiede di passare dalle parole vuote ai fatti: “…perché vedano le vostre opere buone…” Non credo che ci sia al mondo, o almeno io non l’ho mai conosciuto, un messaggio più concreto, incisivo e rivoluzionario del Vangelo! Probabilmente il problema sta nella leggerezza e insufficienza con cui affrontiamo la lettura e l’interpretazione dell’annuncio evangelico. Il rischio è sempre quello di stare al di qua, cioè, dentro la realtà e la mentalità mondana, senza mai inoltrarci con coraggio al di là, cioè, dentro la realtà e la mentalità evangelica. Questo passaggio è la vera conversione a cui siamo chiamati. Il Vangelo di oggi parla di “sale della terra” e di “luce del mondo”, due immagini di vita concreta da applicare ai nostri rapporti con i fratelli che devono essere pieni di “gusto” e di “calore” umano. Per il Vangelo non esiste un uomo spirituale separato da un uomo carnale, esiste un solo uomo in cui vive lo spirito incarnato. Così mi viene in mente la grande affermazione di San Giovanni evangelista: “Non puoi dire che credi e ami Dio, che non vedi, quando non credi e non ami il tuo fratello che vedi”. Carissimi, la verità e la concretezza del Vangelo sono qualcosa di unico e disarmante, sinceramente spiazzano un po’ tutti. Ci vuole più umiltà nell’ammettere debolezze, incapacità e veri e propri disimpegni nell’attuare l’annuncio evangelico. Non rimaniamo fermi su posizioni che danneggerebbero i fratelli e noi stessi. Il Vangelo ci chiede conversione sul versante umanitario, di quell’umanità della quale Gesù è stato perfetto interprete e testimone e di cui già i profeti avevano parlato: “Il digiuno che voglio non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?” In una società dove il possesso (= questo è mio quello è tuo) giustifica l’egoismo più spietato e l’indifferenza più cieca, il Vangelo assume una forza dirompente unica e ci invita ad un cambiamento radicale di vita. Non si può dire che la realtà è un’altra cosa, sarebbe meglio dire che stiamo percorrendo la strada sbagliata

                                                                                                     don Pietro

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