LA NON VIOLENZA COME STILE DI VITA (Mt.
5,38-48)
In
un contesto dove primeggiano la rincorsa al denaro, al successo e ai primi
posti, l’aggressività rischia di diventare un atteggiamento “normale” e, sia pure “a denti stretti”, accettato da tutti.
E’ questo il contesto attuale della nostra società, che piano piano si è fatto
strada ed è diventato un malcostume assai diffuso. Se non ci si impegna a
combattere questo atteggiamento di aggressività e denigrazione del fratello,
significa che siamo sordi al comando di Gesù: “Se uno ti dà uno schiaffo sulla
guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Nel Medioevo c’era un detto
in lingua latina che suonava più o meno così: “mors tua vita mea”. E, se non stiamo attenti e non ci convertiamo
a Gesù, altro che “porgere l’altra
guancia”, rischiamo davvero di preferire la morte del fratello alla nostra.
Certo, nel comando di Gesù, che ci invita non solo a porgere l’altra guancia,
ma anche ad amare i nostri nemici, ci troviamo sul punto più alto del
comandamento dell’amore. Questo non significa che dobbiamo tirarci indietro,
anzi, deve diventare ulteriore motivo di impegno e di conversione. Anche Papa
Francesco ci invita a impostare la nostra vita sul binario della “non violenza”, avendo sempre come
esempio il Signore Gesù, che ha preferito la sua morte a quella dei suoi nemici
ed ha pure pregato per coloro che l’hanno crocifisso. Non è un cammino facile
quello della “non violenza”, ma la
strada è stata aperta e lui, Gesù, sta sempre davanti. E’ un cammino di
conversione che inizia dal cuore, dove dobbiamo seguire un percorso di
educazione dei sentimenti e delle passioni orientandole alla comunione
fraterna, continua poi con le parole che devono essere vere, trasparenti,
autorevoli: “Il vostro linguaggio sia “sì, sì”, “no, no”, il di più viene dal
Maligno”, infine sfocia nelle azioni buone e costruttive, capaci di
portare aiuto e creare una realtà riconciliata. Dobbiamo renderci conto che la
violenza e la forza sono i mezzi più deboli e inadeguati per risolvere i
conflitti, perché in realtà non li risolvono affatto, anzi, li aumentano
all’infinito, per cui ci si trova dentro una spirale di morte senza fine. La
non violenza, il perdono e la preghiera per i nemici, sono i mezzi più semplici
ed efficaci per risolvere i conflitti, perché sono in grado di sradicare alla
base la loro radice cattiva. Dice Ernesto Olivero fondatore del Sermig e
dell’Arsenale della Pace: “La bontà è
l’unica chiave per incontrare e dialogare con l’uomo. La bontà non è buonismo,
ma lo strumento umile per incontrare e dialogare con l’altro diverso da me, che
mi fa paura e sento avversario. La bontà è una scelta del cuore e
dell’intelligenza. La bontà è la strada. I buoni possono l’impossibile, possono
desiderare che finalmente pace e giustizia abitino insieme”.
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