sabato 18 febbraio 2017

Il pensiero di don Pietro - domenica 19 febbraio 2017

LA NON VIOLENZA COME STILE DI VITA (Mt. 5,38-48)

In un contesto dove primeggiano la rincorsa al denaro, al successo e ai primi posti, l’aggressività rischia di diventare un atteggiamento “normale” e, sia pure “a denti stretti”, accettato da tutti. E’ questo il contesto attuale della nostra società, che piano piano si è fatto strada ed è diventato un malcostume assai diffuso. Se non ci si impegna a combattere questo atteggiamento di aggressività e denigrazione del fratello, significa che siamo sordi al comando di Gesù: “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Nel Medioevo c’era un detto in lingua latina che suonava più o meno così: “mors tua vita mea”. E, se non stiamo attenti e non ci convertiamo a Gesù, altro che “porgere l’altra guancia”, rischiamo davvero di preferire la morte del fratello alla nostra. Certo, nel comando di Gesù, che ci invita non solo a porgere l’altra guancia, ma anche ad amare i nostri nemici, ci troviamo sul punto più alto del comandamento dell’amore. Questo non significa che dobbiamo tirarci indietro, anzi, deve diventare ulteriore motivo di impegno e di conversione. Anche Papa Francesco ci invita a impostare la nostra vita sul binario della “non violenza”, avendo sempre come esempio il Signore Gesù, che ha preferito la sua morte a quella dei suoi nemici ed ha pure pregato per coloro che l’hanno crocifisso. Non è un cammino facile quello della “non violenza”, ma la strada è stata aperta e lui, Gesù, sta sempre davanti. E’ un cammino di conversione che inizia dal cuore, dove dobbiamo seguire un percorso di educazione dei sentimenti e delle passioni orientandole alla comunione fraterna, continua poi con le parole che devono essere vere, trasparenti, autorevoli: “Il vostro linguaggio sia “sì, sì”, “no, no”, il di più viene dal Maligno”, infine sfocia nelle azioni buone e costruttive, capaci di portare aiuto e creare una realtà riconciliata. Dobbiamo renderci conto che la violenza e la forza sono i mezzi più deboli e inadeguati per risolvere i conflitti, perché in realtà non li risolvono affatto, anzi, li aumentano all’infinito, per cui ci si trova dentro una spirale di morte senza fine. La non violenza, il perdono e la preghiera per i nemici, sono i mezzi più semplici ed efficaci per risolvere i conflitti, perché sono in grado di sradicare alla base la loro radice cattiva. Dice Ernesto Olivero fondatore del Sermig e dell’Arsenale della Pace: “La bontà è l’unica chiave per incontrare e dialogare con l’uomo. La bontà non è buonismo, ma lo strumento umile per incontrare e dialogare con l’altro diverso da me, che mi fa paura e sento avversario. La bontà è una scelta del cuore e dell’intelligenza. La bontà è la strada. I buoni possono l’impossibile, possono desiderare che finalmente pace e giustizia abitino insieme” 

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