lunedì 5 dicembre 2016

Il pensiero di don Pietro - domenica 4 dicembre 2016 - seconda di Avvento

CAMBIAMENTO DI MENTALITA’ (Mt. 3,1-12)

Nella prima domenica di Avvento Gesù ci ha indicato un atteggiamento spirituale di attenzione: “Vegliate, tenetevi pronti”, è come se avessimo ascoltato un primo campanello di allarme. Oggi l’invito ci viene da Giovanni Battista, ed è un invito che coinvolge in modo radicale la nostra persona e la nostra vita. Il Profeta fa un vibrante appello a tutti quelli che vanno da lui per farsi battezzare affinché cambino vita orientandola decisamente dalla parte di Gesù che viene. Ma il cambiamento non deve essere finto, mascherato o anche solo apparente, come avevano cercato di fare molti farisei e sadducei: “Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione…!” Convertirsi non è una cosa facile né indolore, perché qui si tratta di cambiare il cuore, di cambiare il modo di considerare la realtà, di staccarsi da certi vizi che non percepiamo più come peccato, di prendere il coraggio di comportamenti nuovi.  E’ un po’ come morire alle cose vecchie per fare spazio alla novità dello spirito. La vera conversione è un movimento interiore che agisce sulla fiamma viva del desiderio, trasformandolo. Diventa pertanto desiderio di uscire dalla palude melmosa in cui da troppo tempo stiamo muovendoci, desiderio di respirare a pieni polmoni la dignità e la bellezza della vita, desiderio di tornare ad essere limpidi e autentici, come abbiamo sempre sognato. Desiderio di incontrare Dio e di vivere in relazione con lui, costi quello che costi. Perché Colui che sta per arrivare non merita soltanto i ritagli della nostra vita e del nostro tempo, ma tutta la nostra intelligenza, il nostro cuore, le nostre risorse, la nostra volontà. Ma ci sono oggi seri impedimenti alla vera conversione, sono le forti attrazioni che nascondono un inganno: il godimento ricercato come fine a se stesso, senza alcun riferimento ad un progetto di vita; la ricchezza avidamente accumulata e posseduta, senza alcun riferimento alla giustizia; l’ambizione e la superbia come unica ricerca del successo, per garantire il potere di asservire altri e di manipolarli. Abbiamo tuttavia gli strumenti per combattere questi impedimenti: l’ascesi della rinuncia a tutto ciò che è illecito anche se a portata di mano, e a tutto ciò che mortifica la nostra vita (spese superflue, letture dispersive, chiacchiere inutili); l’etica della responsabilità che nasce dall’amore e ci dispone ad avere tempo per Dio e per gli altri. Alla fine dobbiamo convenire che è meglio la fatica di una buona conversione piuttosto che la tristezza di chi sperimenta gli effetti devastanti e negativi del peccato.        

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