sabato 5 novembre 2016

Il pensiero di don Pietro - domenica 6 novembre 2016

DOPO LA MORTE C’E’ ANCORA VITA (Lc. 20,27-38)

Abbiamo appena celebrato la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei Fedeli Defunti, ci siamo recati sulle tombe dei nostri cari portando fiori, accendendo lumini, recitando preghiere. E’ proprio il contesto giusto per affrontare le domande che non ci facciamo quasi mai: che cosa c’è dopo la morte? C’è ancora vita dopo la morte? E se c’è ancora vita come sarà? I miei cari mi ascoltano? E’ possibile, in qualche modo, avere un dialogo con i nostri cari? Il Vangelo di oggi ci aiuta a dare una risposta. Al tempo di Gesù c’erano due gruppi religiosi, i farisei e i sadducei, gli uni credevano nella risurrezione e gli altri no. In particolare questi ultimi cercano di mettere in difficoltà Gesù sottoponendogli una situazione, a dir poco surreale, di sette fratelli che avevano avuto in moglie la medesima donna: “La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Nella risposta Gesù sposta l’attenzione sulla assoluta novità della condizione dei risorti, i quali non dovranno più sottostare alle leggi della dimensione terrena. Nella dimensione futura, la procreazione ora necessaria per la sopravvivenza dell’umanità, non sarà più necessaria proprio perché non ci sarà più la morte, pertanto anche il matrimonio non ha più motivo di esistere: “…coloro che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito”. Ma la stoccata decisiva ai sadducei Gesù la dà ricordando loro le parole con le quali Dio si era manifestato a Mosè presso il roveto ardente: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Aggiungendo perciò che “Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono in lui”. Gesù ci comunica la certezza che Dio, il vivente per sempre, è fedele alla sua creazione e nel suo amore le donerà vita eterna, la partecipazione alla sua gloria e la risurrezione nel suo Figlio. Il cielo sarà il luogo in cui si ritroveranno le relazioni umane stabilite in questo mondo. Dio allora potrà prendere in mano questo essere incompiuto per dargli nuove dimensioni di cui noi non abbiamo idea. Non sappiamo rappresentarci la vita risorta. Di certo è che “come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste”. (1 Cor. 15,49)        

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