IL RE E LA REGINA (Lc. 23,35-43)
Questo
titolo non è messo lì per caso, infatti, quest’anno la Festa della Madonna
delle Figlie coincide con la Festa di Cristo Re e Signore dell’Universo. Ecco
che, dovendo festeggiare la Madonna accanto a quel Figlio venuto in questo
mondo per suo mezzo, non potevamo festeggiarla se non come Regina. Ma è
evidente che queste categorie umane sono assolutamente insufficienti a definire
in pienezza l’identità di Gesù e di Maria, e soprattutto bisognerà intendersi
bene su che cosa significhi essere re e regina. La realtà che i due termini
indicano è corretta, ma il modo in cui raggiungerla è assolutamente diverso, se
lo paragoniamo alla maniera umana di essere re e regina. Gesù è realmente e
veramente Re, come Lui stesso davanti a Pilato confessa: “Tu lo dici, io sono re, per
questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo….ma il mio regno non è
di questo mondo”. Dunque, Gesù conferma la sua regalità, senza
tentennamenti. Anche Maria noi la veneriamo Regina che siede accanto al Figlio
alla destra del Padre, nella gloria eterna. Ma noi che cosa sappiamo e che cosa
possiamo dire di questa gloria? Possiamo solo balbettare qualcosa in modo molto
parziale. Del modo in cui Gesù e Maria hanno raggiunto la mèta della gloria
eterna, sappiamo qualcosa in più. Ed è proprio sulla modalità di esercitare la
regalità che le strade di Dio e degli uomini si allontanano. Noi pensiamo alla
regalità come ad uno dei modi privilegiati per raggiungere il successo, la
felicità, il potere e la piena realizzazione di sé: un ideale che per altro è
ristretto a pochissime persone. Gesù e Maria invece, ci hanno dato tutto un
altro insegnamento: la regalità vera è quella vissuta come servizio all’umanità
ferita, come dono di sé, come prossimità con chi è in difficoltà, come
condivisione di vita nuova. Solo in questo modo la regalità si estende a tutti,
può essere vissuta da tutti e non è ristretta solo a pochi privilegiati. Gesù
che dona la sua vita affrontando lo scandalo della morte in croce, Maria che
rimane lì, sotto la croce fino all’ultimo istante, offrendo il dolore di un
figlio ingiustamente strappato al suo affetto, è il segno chiaro di una
regalità nuova, aperta a tutti, a cui tutti possiamo e dobbiamo aspirare, e il
cui compimento è nella gloria dei cieli. Di fronte al fallimento dei regni
terreni, fedeli a Gesù e a Maria, aspiriamo alla gloria futura.
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