domenica 20 novembre 2016

Il pensiero di don Pietro - domenica 20 novembre 2016

IL RE E LA REGINA (Lc. 23,35-43)

Questo titolo non è messo lì per caso, infatti, quest’anno la Festa della Madonna delle Figlie coincide con la Festa di Cristo Re e Signore dell’Universo. Ecco che, dovendo festeggiare la Madonna accanto a quel Figlio venuto in questo mondo per suo mezzo, non potevamo festeggiarla se non come Regina. Ma è evidente che queste categorie umane sono assolutamente insufficienti a definire in pienezza l’identità di Gesù e di Maria, e soprattutto bisognerà intendersi bene su che cosa significhi essere re e regina. La realtà che i due termini indicano è corretta, ma il modo in cui raggiungerla è assolutamente diverso, se lo paragoniamo alla maniera umana di essere re e regina. Gesù è realmente e veramente Re, come Lui stesso davanti a Pilato confessa: “Tu lo dici, io sono re, per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo….ma il mio regno non è di questo mondo”. Dunque, Gesù conferma la sua regalità, senza tentennamenti. Anche Maria noi la veneriamo Regina che siede accanto al Figlio alla destra del Padre, nella gloria eterna. Ma noi che cosa sappiamo e che cosa possiamo dire di questa gloria? Possiamo solo balbettare qualcosa in modo molto parziale. Del modo in cui Gesù e Maria hanno raggiunto la mèta della gloria eterna, sappiamo qualcosa in più. Ed è proprio sulla modalità di esercitare la regalità che le strade di Dio e degli uomini si allontanano. Noi pensiamo alla regalità come ad uno dei modi privilegiati per raggiungere il successo, la felicità, il potere e la piena realizzazione di sé: un ideale che per altro è ristretto a pochissime persone. Gesù e Maria invece, ci hanno dato tutto un altro insegnamento: la regalità vera è quella vissuta come servizio all’umanità ferita, come dono di sé, come prossimità con chi è in difficoltà, come condivisione di vita nuova. Solo in questo modo la regalità si estende a tutti, può essere vissuta da tutti e non è ristretta solo a pochi privilegiati. Gesù che dona la sua vita affrontando lo scandalo della morte in croce, Maria che rimane lì, sotto la croce fino all’ultimo istante, offrendo il dolore di un figlio ingiustamente strappato al suo affetto, è il segno chiaro di una regalità nuova, aperta a tutti, a cui tutti possiamo e dobbiamo aspirare, e il cui compimento è nella gloria dei cieli. Di fronte al fallimento dei regni terreni, fedeli a Gesù e a Maria, aspiriamo alla gloria futura.   

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