SIGNORE, INSEGNACI A PREGARE (Lc. 11,1-13)
Il tema centrale della liturgia di oggi è la preghiera. Possiamo ben
dire che la preghiera è un’esperienza comune a tutti gli esseri viventi, dotati
di intelligenza e libera volontà. Ci si rende conto che la preghiera, sia pure
nelle mille sfaccettature con cui si presenta, è un ambito privilegiato di
incontro e di dialogo, nel pieno rispetto delle diversità, ma anche nella
constatazione di un comune convergere. La preghiera permette quello
scandagliamento interiore che consente di cogliere le profonde vibrazioni del
cuore. Per cui si può a ragione affermare che nessun essere umano è
indifferente o totalmente chiuso alla preghiera: tutti gli esseri umani
pregano, ciascuno a suo modo. La preghiera cristiana, pur essendo comune a
tutti gli esseri umani, ha una caratteristica propria che consiste nel suo
riferimento alla Trinità di Dio: il cristiano che prega entra nella dinamica
trinitaria, che è una dinamica relazionale vissuta come esperienza d’amore.
Anche l’esperienza umana della preghiera va quindi evangelizzata, ossia, deve
lasciarsi illuminare e plasmare dalla luce che sprigiona da Cristo, centro di
tutta la Trinità. I discepoli avevano capito questo e perciò chiedono a Gesù: “Signore,
insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”.
Dunque, a pregare si impara: si nasce con le predisposizioni giuste, tuttavia è
poi necessario assimilare gradualmente il proprio modo e la propria esperienza
di preghiera. Gesù non si sottrae alla richiesta dei discepoli e insegna loro
la preghiera che è la madre di tutte le preghiere: il Padre Nostro. Da questa
preghiera noi attingiamo le caratteristiche fondamentali di ogni preghiera. In
primo luogo dobbiamo rendere lode a Dio: “Padre, sia santificato il tuo
nome…” In ogni situazione e in ogni luogo va riconosciuta la grandezza
dell’Onnipotente. In seconda istanza si chiede la venuta del regno di Dio: “…venga
il tuo regno”. Il regno di Dio è già qui, e noi siamo chiamati a diventare
suoi collaboratori per portarlo a compimento. Infine Dio si interessa delle
nostre vicende umane: “…dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e
perdona a noi i nostri peccati”. Gesù ci invita a chiedere, a chiedere
anche con insistenza, ma sempre con l’atteggiamento del figlio che si rivolge a
Dio Padre, sempre con la massima fiducia, sempre con la convinzione che Dio
Padre non ci lascerà mancare ciò di cui abbiamo veramente bisogno.
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